sabato 4 agosto 2012

Punta Sulè (3386 m.)

In Val di Viù c'è una punta che prende il nome dal Sole. Al rifugio Tazzetti qualcuno sostiene infatti che quando sorge il Sole sia proprio da lì che faccia capolino. La cosa però dev'essere vera solo per chi guarda l'alba dal rifugio, con il Sulè sulla destra...
Ad ogni modo, dal Lago di Malciaussia, è possibile salire su questa vetta lunga e faticosa.
Il Lago di Malciaussia
Considerando che il lago si trova a quota 1815 e la vetta a 3386, l'escursione prevede un'ascensione di 1569 m. Appena sopra la zona pic-nic sulle rive del lago, inizia il sentiero numero 116. È in realtà una pista immersa nell'erba alta fatta di infiniti tornanti. Si sale il versante meridionale del monte e, in un paio di ore, si arriva al colletto che conduce alla piccola conca del Piano Sulè, nei pressi della Cima di Pietramorta, a circa 2660 m. di quota. Qui la pista incrocia il sentiero che porta al Colle Autaret. Dopo qualche centinaio di metri, si abbandona il sentiero principale e si inizia a salire sulla destra. Non c'è alcuna traccia da seguire, non ci sono ometti né segni di alcun tipo da puntare. Ci si deve arrampicare sulla china erbosa confidando unicamente nel fatto che la cima del Sulè debba essere necessariamente più in alto del nostro naso.
Veduta sul Rocciamelone
La salita è dura, tra erba e sassi. Il 12 agosto 2011 arrancai su questi pendii perdendo completamente il tracciato probabilmente più comodo, quel costone di detriti  che mi avrebbe portato direttamente su un pianoro acquitrinoso a circa 2750 m., molto più spostato verso il Monte Lera di quanto non lo fossi io. In realtà, io salii troppo sulle creste. Dovetti tagliare più volte sulla destra nel tentativo di saltare le fratture di cresta e guadagnare il costone detritico più agevole. Qui, ad ogni modo, fuori sentiero, trovai un osso integro e perfettamente pulito: o la tibia di uno sventurato escursionista che avrebbe dunque tutta la mia comprensione o quella di un artiodattilo morto da parecchio tempo!
Verso la vetta
Questa punta può rivelarsi davvero impegnativa. La visione della pietraia e dello sfasciume finale appare desolante, la vetta sembra essere sempre più lontana ed incerta. Non esistono sentieri ma solo tracce  che, per la natura ripida del versante, appaiono e scompaiono. I pochi ometti sembrano sparpagliati a caso. Dal crestone detritico tuttavia è possibile ammirare un panorama spettacolare: lo si può fare spesso dovendosi fermare ogni 15 minuti!
A quota 3000 l'erba lascia bruscamente spazio a pietre e detriti. Il crestone si restringe, la pietraia si fa sempre più detritica, le tracce più marcate, il terreno rimane ripido. Poco sotto la vetta, si supera una fascia di roccette e si punta ad un ometto ben visibile anche da lontano.
In vetta al Sulè
Ad un tratto, ci si trova di fronte ad una piccola statuetta di un Cristo fissata su un trespolo di metallo: una visione!
In cima, oltre al Cristo, un parafulmine, un diario di vetta ed alcune targhe commemorative. Una di essere recita: "Gesù sii sempre la nostra guida". Interessante.
Il panorama, come detto, è superbo: guardando dal lato del fondovalle si riconoscono le vette della Val di Viù (le Punte Lunella e Grand'Uia, il Monte Palon, il Rocciamelone ed il Lera), le valli di Lanzo e le vette di confine (la Punte du Ribon, la Croce Rossa, il Punta d'Arnas, l'Uia Bessanese e l'Uia Ciamarella) e oltre (il Gran Paradiso, lo Chaberton, il Monviso, le vette del Delfinato e persino le Alpi Liguri).
La discesa avviene lungo lo stesso itinerario di salita, praticamente in linea retta fin sul Pian Sulè e poi giù fino al lago attraverso gli interminabili tornanti erbosi.

Panorama sulla Val di Viù

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