giovedì 24 agosto 2023

Wasenhorn o Terrarossa (3246 m)

 

Passo del Sempione, 16 agosto 2023. Giungo quassù dopo un lungo viaggio che termina con l'attraversamento dei centri di Trasquera, Iselle, della dogana italo-svizzera, delle Gole di Gondo, Gabi, Simplon Dorf, Eggen, fino ai 2005 m. di questo meraviglioso Passo del Canton Vallese dove finiscono le Alpi Pennine e iniziano le Lepontine. Qui dove si ha la fortuna di calpestare l'antica mulattiera romana edificata nel 47 d.C., dove transitarono i Walser nel XII secolo, commercianti, soldati, gli ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, papa Gregorio X, gli ingegneri napoleonici e i galoppini del barone Stockalper, il boss del commercio del XVII secolo con base a Briga.

Parcheggio l'auto proprio davanti all'Ospizio del Sempione (edificio terminato da Stockalper nel 1666) ed imbocco immediatamente la stradina asfaltata sulla sinistra dell'Ospizio che dopo pochi metri conduce alle casette di Rotels (2040 m). Qui una palina indica un sentierino a destra che risale i pascoli soprastanti fino ad un grosso traliccio. Superato uno spallone erboso, a circa 2200, piego decisamente a sinistra lungo un sentierino che costeggia un canalino d'irrigazione e che conduce all'interno del Vallone Chalti Wasser.

Risalgo il vallone in diagonale in direzione Mäderhorn (2852 m), supero una vasta pietraia solcata da numerosi ruscelletti che scendono dal Chaltiwassergletscher (il ghiacciaio) e dotata di qualche ponticello in legno e giungo così su un'estesa placconata di rara bellezza. Un piccolo gregge di pecore/capre davvero strane, con pelo lungo, muso nero e qualche strano cornetto a spirale, mi passa accanto mentre, seduto, mi godo un sorso di caffè. A destra, l'Hübschhorn (3192 m) mi guarda impassibile. Mi sorprendo di quanta acqua coli da queste montagne ed il penoso stato in cui mi appaiono oggi questi ghiacciai.

Risalgo il valloncello su pietrame e altre facili placconate e aggredisco una ripida china di pietrame morenico che mi porta a quota 2790, un colletto che si affaccia sulla conca dello splendido laghetto di Chaltwasser.

A questo punto, abbandono il sentiero che attraversa la conca, viro a sinistra e risalgo zigzagando le pendici detritiche del Mäderhorn al fine di guadagnare la cresta SO del Wasenhorn, quella più diretta ma anche più impegnativa. Giungo così sulla Bocchetta della Mäderlicke (2887) dove un cartello mi intima di non toccare le bombe! Ne approfitto per ammirare il ghiacciaio sotto il Monte Leone, il re di queste montagne. Lo Chaltwassergletscher appare davvero molto crepacciato, morente, disidratato. A questo punto non mi rimane che percorrere la cresta con passaggi su rocce anche di II grado. Cerco in tutti i modi di rimanere il più possibile vicino al filo di cresta, approfittando di alcune cengette, gradini rocciosi e facili saltini.

Giungo così in vetta dove trovo una croce di legno con un'inequivocabile targhetta metallica con tanto di Q-Code. Qualche metro più in là, un semplice ometto di pietra segnala il punto più alto della cima.

Un tizio, poco dopo le placconate, mi aveva raccontato di cosa avrei trovato sulla creste e, aveva aggiunto, di come sarebbe stato facile scendere buttandosi giù sui detriti in direzione della Cabane del Monte Leone. E così faccio. Scendo quindi quasi verticalmente cercando comunque di rimanere il più possibile vicino al filo della cresta S, fino a giungere al Monte Leone-Hütte (2848), un simpatico rifugio dove riempio la borraccia di acqua piovana al modico prezzo di 3 euro.

Da lì, ritorno all'Ospizio ricalcando le mie stesse orme.

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