lunedì 6 agosto 2012

L'onestà e lo strapotere di Walter

Walter Bonatti (1930-2011)
"La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo. Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano. Se io dunque traspongo questi principi nel mondo degli uomini, mi troverò immediatamente considerato un fesso e comunque verrò punito, perché non ho dato gomitate ma le ho soltanto ricevute. È davvero difficile conciliare queste diversità. Da qui l'importanza di fortificare l'animo, di scegliere che cosa si vuole essere. E, una volta scelta una direzione, di essere talmente forti da non soccombere alla tentazione di imboccare l'altra. Naturalmente il prezzo da pagare per rimanere fedele a questo ordine che si è dati è altissimo" (Walter Bonatti).

Walter Bonatti! Così lo ricorda Fosco Maraini il 6 agosto del 1959 durante la prima scalata al Gasherbrum IV compiuta in compagnia dell'amico Carlo Mauri:
"Chiuso e complicato, egli nasconde in qualche profondo recesso una forza spaventosa, sovrumana, della quale ha quasi paura. Puoi restargli settimane vicino come compagno, e allora è d'una gentilezza costante e uguale, talvolta squisita, che si frappone però come un velo d'acciaio tra lui e il mondo. Forse la vita è stata dura con Walter in segrete maniere, attraverso i lontani paesaggi dell'infanzia (...) Walter e Carlo [Mauri] ! Dall'unione di due personalità così profondamente diverse si è costituita una cordata davvero irresistibile. L'uno è la forza ragionata e cauta, l'ardire misurato e preciso, quasi felino; l'altro è l'urto, l'ardore, l'esplosione appena imbrigliata. Un uomo completa e integra l'altro (...)
I nostri compagni lassù sono davvero un simbolo, se mai ve ne fu uno, dell'uomo e dell'universo, soli, misteriosamente soli, l'uno di fronte all'altro; dello spirito che vuole conoscere, possedere il mondo, superare le crudeli barriere della finitezza che ci lega a un istante, del peso che ci schiaccia sulla terra. I miei ricordi, Baldini&Castoldi, Milano 2013, pp. 93-96).
La fatica deve essere spaventosa. Basta seguire il disegno, buttato giù alla meglio in quei momenti, le ore e i minuti dei passaggi, per rendersene conto. Dalla cresta delle Cornici al Campo Sesto sono circa 250 metri di dislivello; per superarli sono occorse circa sette ore; appena 35 metri all'ora! Ogni tanto una figura avanza, poi si ferma e resta immobile a lungo. Potessi sentire i fiati ansimanti, il rantolo! Ma forse è meglio così, uno spettacolo muto: sarebbe troppo penoso altrimenti per noi immobili quaggiù. Riguardo agli uomini, c'è poco da dire: Bonatti è un dio. Quando tocca a lui vedo il puntino rosso della sua maglia che avanza, vorrei dire senza sforzo, certo con decisione e leggerezza uniche, fino al punto di sosta; gli altri a paragone sono creta e terra, umile carne umana. Non me ne vogliano i miei compagni, se dico questo: ci sono certe superiorità che non si discutono, sono quasi un dono divino, resterebbe soltanto da celebrarle come facevano saggiamente i greci antichi, con un inno" (Fosco Maraini in Walter Bonatti,

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