lunedì 6 agosto 2012

Walter Bonatti, il Re delle Alpi

Bonatti nella spedizione Desio al K2
Nella notte tra il 13 ed il 14 settembre 2011 è morto "Il re delle Alpi", Walter Bonatti. Fu, probabilmente, il più forte alpinista di sempre.
Nel 1954 consegue il brevetto di guida alpina. Nello stesso anno viene chiamato a partecipare alla spedizione Desio sul K2. L'anno dopo compie sul Petit Dru la sua prima spettacolare solitaria. Franato a valle, oggi, il suo pilastro, il "Pilastro Bonatti", non c'è più. Almeno non come lui lo affrontò nell'agosto del '55. Fin a quel momento, quel cono di roccia, fu il simbolo dell'impossibile. Lo scalò in sei giorni. Al quinto bivacco dovette superare alcuni passaggi con la pericolosa tecnica del 'pendolo'.
Le Petit Dru
Già nel 1951 aveva scalato il Grand Capucin con Luciano Ghigo. Bonatti divenne il re delle Alpi e, in particolare, del Monte Bianco. Nel '58 scala diverse montagne in Patagonia. Nello stesso anno, l'Italia organizza una seconda spedizione nell'Himalaya: meta è l'inesplorato G4. Vi arriva in cima il 6 agosto con Carlo Mauri, a 7925 m. di quota.
Nel '59 ritorna sul Bianco aprendo numerose vie con una sola parentesi nel '61, sulle Ande peruviane. Chiude la sua attività di scalatore nel '65 con un'impresa in solitaria invernale: la parete nord del Cervino. Due infatti sono gli eventi fondamentali per Bonatti negli anni '60: la tragedia sul Monte Bianco nel 1961, dove con altri 6 uomini rimane schiacciato per sette giorni tra il ghiaccio ed i fulmini sul Pilone Centrale (quattro di loro non torneranno, compreso l'amico fraterno Andrea Oggioni) e la scalata in solitaria invernale della parete nord del Cervino nel '65, il suo addio alle Alpi più spettacolare, una tripla leggendaria: prima solitaria sulla nord, prima invernale sulla stessa parete, apertura di una nuova via. Vi salì con quattro bivacchi e, nello zaino, 30 kg. di roba:
sacco-piumino da bivacco e sacco-tenda rossa, zaino allungabile modello "Bonatti", fornello a gas, bombolette, gavetta, vitamine, medicinali, crema per le mani, zucchero, biscotti e latte condensato, carne secca, pancetta e formaggio grana, 4 paia di guanti di scorta, torrone e caramelle, prugne e frutta secca varia, 40 m. di corda rossa, casco di plastica, 40 m. di corda bianca, macchina fotografica, chiodi da roccia, 2 martelli da ghiaccio, picozza, chiodi da ghiaccio, due cunei di legno, piletta per segnalazioni, lampadine di ricambio, spille, lanciarazzi, fiammiferi, altimetro-barometro, moschettoni e cordini, ramponi, fotografie, staffe di corda con pioli in alluminio.
Dopo questo addio, 'solo' il Kilimangiaro nel '66, il Ruwenzori in Uganda e, nel '76 le alte cime dell'Antartide: il Lister, Il Rucker, l'Hooker. Nel 1986 è di nuovo in Patagonia.
Bonatti, nel '65, percorse 2500 km. in canoa nello Yukon, in Alaska; esplora l'Uganda, la Tanzania, lo Zaire nel '66; l'anno successivo è sulle Ande e nell'Amazzonia, nel '68 in Indonesia (40 giorni sull'isola di Sumatra, l'esplorazione del Krakatoa e dell'isola di Komodo), nel '69 in Polinesia esplora la valle di Taipi, poi va in Australia per attraversare la lago di Eyre a piedi; nel '71 cammina in Cile e in Argentina per quattro mesi ai confini del mondo; nel '72 attraversa il deserto di Namibia, nel '73 ritorna sull'altopiano andino in Bolivia per risalire il ghiacciaio Illampu, nel '74 parte per la Nuova Guinea/Sulawesi per un viaggio fra rocce e giungla, nel '75 trascorre 12 giorni di inferno in Venezuela sulla cascata del Salto Angel, nel '76 raggiunge l'Antartide per il concatenamento di 6 vette sulla Royal Society Range.


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