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Bonatti nella spedizione Desio al K2 |
Nel 1954 consegue il brevetto di guida alpina. Nello stesso anno viene chiamato a partecipare alla spedizione Desio sul K2. L'anno dopo compie sul Petit Dru la sua prima spettacolare solitaria. Franato a valle, oggi, il suo pilastro, il "Pilastro Bonatti", non c'è più. Almeno non come lui lo affrontò nell'agosto del '55. Fin a quel momento, quel cono di roccia, fu il simbolo dell'impossibile. Lo scalò in sei giorni. Al quinto bivacco dovette superare alcuni passaggi con la pericolosa tecnica del 'pendolo'.
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Le Petit Dru |
Nel '59 ritorna sul Bianco aprendo numerose vie con una sola parentesi nel '61, sulle Ande peruviane. Chiude la sua attività di scalatore nel '65 con un'impresa in solitaria invernale: la parete nord del Cervino. Due infatti sono gli eventi fondamentali per Bonatti negli anni '60: la tragedia sul Monte Bianco nel 1961, dove con altri 6 uomini rimane schiacciato per sette giorni tra il ghiaccio ed i fulmini sul Pilone Centrale (quattro di loro non torneranno, compreso l'amico fraterno Andrea Oggioni) e la scalata in solitaria invernale della parete nord del Cervino nel '65, il suo addio alle Alpi più spettacolare, una tripla leggendaria: prima solitaria sulla nord, prima invernale sulla stessa parete, apertura di una nuova via. Vi salì con quattro bivacchi e, nello zaino, 30 kg. di roba:
sacco-piumino da bivacco e sacco-tenda rossa, zaino allungabile modello "Bonatti", fornello a gas, bombolette, gavetta, vitamine, medicinali, crema per le mani, zucchero, biscotti e latte condensato, carne secca, pancetta e formaggio grana, 4 paia di guanti di scorta, torrone e caramelle, prugne e frutta secca varia, 40 m. di corda rossa, casco di plastica, 40 m. di corda bianca, macchina fotografica, chiodi da roccia, 2 martelli da ghiaccio, picozza, chiodi da ghiaccio, due cunei di legno, piletta per segnalazioni, lampadine di ricambio, spille, lanciarazzi, fiammiferi, altimetro-barometro, moschettoni e cordini, ramponi, fotografie, staffe di corda con pioli in alluminio.
Dopo questo addio, 'solo' il Kilimangiaro nel '66, il Ruwenzori in Uganda e, nel '76 le alte cime dell'Antartide: il Lister, Il Rucker, l'Hooker. Nel 1986 è di nuovo in Patagonia.
Bonatti, nel '65, percorse 2500 km. in canoa nello Yukon, in Alaska; esplora l'Uganda, la Tanzania, lo Zaire nel '66; l'anno successivo è sulle Ande e nell'Amazzonia, nel '68 in Indonesia (40 giorni sull'isola di Sumatra, l'esplorazione del Krakatoa e dell'isola di Komodo), nel '69 in Polinesia esplora la valle di Taipi, poi va in Australia per attraversare la lago di Eyre a piedi; nel '71 cammina in Cile e in Argentina per quattro mesi ai confini del mondo; nel '72 attraversa il deserto di Namibia, nel '73 ritorna sull'altopiano andino in Bolivia per risalire il ghiacciaio Illampu, nel '74 parte per la Nuova Guinea/Sulawesi per un viaggio fra rocce e giungla, nel '75 trascorre 12 giorni di inferno in Venezuela sulla cascata del Salto Angel, nel '76 raggiunge l'Antartide per il concatenamento di 6 vette sulla Royal Society Range.
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