lunedì 6 agosto 2012

Il Re di Pietra negli occhi

Il mio Monviso
di Chantal Crovi

"Ma il Monviso non è un monte. È un desiderio, una scommessa, una gratitudine, un sogno e, anche talvolta una lacrima, dolce e amara, irripetibile.

Negli occhi di Solange, il Monviso è tutto intero. Ha il volto gioioso e brillante delle giornate in cui il cielo abbraccia alto la terra, e risuona del riso dei tanti amici legati in cordata come svelte e colorite libellule. Lei corre sulla parete, canta, lascia agire veloce e precisa la femmina di stambecco che vive in lei, fa corpo con la roccia, salta leggera e agile. Il suo Monviso è una faccenda di gruppo, di feste, di condivisione, echeggia nelle tante chiacchiere dell'amicizia. Negli occhi di Solange si moltiplica si moltiplica come un caleidoscopio, incontra i pendii di tutta la terra, sa di tutti i venti del mondo. E poi lei lo appende d'inverno con grandi foto nel suo ufficio in ospedale e se capita che qualche paziente abbia anche lui il Monviso negli occhi si riconoscono subito l'uno con l'altro e nascono legami senza fine.

Negli occhi di Tony il Monviso è ruvido e dolce come la pelle dei camosci e ci parla con lo stesso sottile fruscio del camminare animale sulla neve fresca e luccicante di dicembre. Negli occhi di Tony il Monviso rivela i suoi angolini segreti, i suoi laghi dimenticati sotto la magica coltre dei più gelidi inverni. È un Monviso che sa di pazienza e saggezza, di lentezze, di tracce sinuose, di passi lunghi e profondi, di picozza e zaini, di salvataggi. Guardando nei suoi occhi si può sentire lo scricchiolio metallico dei ramponi, si può scorgere come di primavera le spensierate marmotte leccano ai primi raggi del sole la terra finissima e scura lavorata dai ruscellini nascosti, nascenti, si possono inseguire a lungo i lupi e attraversare fiduciosi le nebbie per andare a incontrare il mistero grandioso, cangiante e immenso della natura.

Negli occhi di Mario il Monviso era tutto stranamente blu, interamente blu, di quel blu scuro, profondo e meraviglioso delle più piccole genzianelle delle praterie. Un Monviso dall'odore di pecora e di lana, dall'abbaiare di cani nei giorni nuvolosi di settembre, dal caldo rassicurante e prezioso del focolare quando arrivavano le lunghe e ventose piogge: un Monviso di casa, come una lunga sciarpa da mettersi sempre attorno al collo per tenersi al riparo, come una potentissima bussola da tenere ben stretta in mano nei giorni spaventosi, crudeli e tristissimi della vecchia guerra.

Come sarà il Monviso nei miei occhi?"

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