domenica 27 gennaio 2013

Cammina, cammina...

Camminare in montagna è una cosa seria. Allora ecco qualche consiglio.

Su un normale sentiero si cammina in equilibrio naturale, con passo regolare, ritmato, in modo elastico e coordinato con la respirazione. Con lo sguardo si esplora il percorso da effettuare. Se il sentiero è ripido, posare i piedi su pietre stabili o su gradini d'erba solidi. se il pendio è erboso, allora, occorre fare attenzione perché l'erba nasconde le asperità del terreno e, se è bagnata, divine molto scivolosa. Occorre sempre mantenere l'equilibrio sui piedi. Se serve, appoggiare una mano aperta su una zolla, o afferrare un ciuffo d'erba con il braccio teso (per non incurvarsi troppo) e torcendo il ciuffo in modo da far lavorare tutti i fili d'erba. Non si dovrà mai appoggiare fianchi o dorso sull'erba perché, alleggerendo o piedi, si perderebbe aderenza e si scivolerebbe via.

In salita, le zone di pietrisco sottile sono possibilmente da evitare. In discesa, invece, sono una goduria. Se il pietrame è grosso (blocchi o terra) salire sarà più semplice. Nei canali detritici seguire una delle due sponde per potersi, eventualmente, aiutare con le mani su appigli di roccia o arbusti. Le morene bisogna risalirle seguendo le creste, più solide e sicure. In pietraia, se si è in molti, è bene avanzare sulla stessa linea di pendenza per evitare di colpire i compagni con pietre in caduta. nei canali e nelle gole, invece, procedere raggruppati o uno alla volta, mentre gli altri sono al riparo. Il più esperto cammina in testa in salita e in coda in discesa.

I pendi ripidi, se gelati o scivolosi, possono diventare estremamente pericolosi. Si procederà facendo delle tacche, con qualsiasi attrezzo disponibile. legarsi è utile solo se si può fare un'assicurazione adeguata.
Sui lastroni di roccia poco inclinati si deve procedere sfruttando tutta l'aderenza della scarpe cioè la superficie di suola più ampia possibile. I piedi vanno leggermente divaricati, con caviglie, ginocchia e busto flessi.

In discesa ci si stanca di più: occorre tenerne conto mentre si sta salendo! Si deve scendere nel modo più elastico possibile, mai rigidi e senza lasciarsi cadere da un piede all'altro. Nevai, ghiaioni, pendii d'erba o di terra, dirupi... sono i più adatti per scendere e costituiscono un ottimo allenamento fisico e psichico. Basta ricordarsi di adattare velocemente il passo al tipo di terreno, scendere con gambe flesse (per ammortizzare meglio e controllare l'equilibrio), tenere il busto flesso in avanti e controllare la velocità con piccoli passi ma veloci. Inoltre, sarà bene allentare la cinghia ventrale dello zaino e stringere quelle delle spalle per spostare in alto il peso (praticamente la cosa contraria alla salita). Lo sguardo dovrà sempre prevenire i movimenti dei piedi.

In ferrata occorre avere: casco, imbrago e, se non si possiede il kit da ferrata, 3 m. di corda di 9/11 mm., un dissipatore, due moschettoni da ferrata ed uno spezzone di corda da 9 mm. di circa 1,2 m.
Inanellare la corda nel dissipatore e bloccare i due moschettoni ai capi di uscita con un doppio nodo a contrasto (lo si può trovare tranquillamente sul web). Occorre dunque agganciare un moschettone alla corda fissa della ferrata e procedere facendolo scorrere fino all'interruzione dei punti di fissaggio (chiodi o ancoraggi vari). Agganciare il moschettone libero sul nuovo tratto di corda fissa prima di sganciare l'altro. Le corde fisse, normalmente, si trovano anche a fianco di una scala. Se così non fosse, agganciare il primo moschettone al gradino più alto possibile, alzarsi sulla scala fino a portarsi il moschettone all'altezza della vita, agganciare il secondo moschettone il più in alto possibile e proseguire eseguendo le operazioni solo e sempre con una mano per non mollare mai la scala.
Attenzione: in traversata occorre agganciare entrambi i moschettoni per evitare lo scorrimento del dissipatore in caso di caduta, nei tratti verticali si dovrà agganciare un solo moschettone per favorire il normale funzionamento del dissipatore.

In arrampicata, tenere sempre ben presente i seguenti principi: ricerca dell'equilibrio, sensibilità dei piedi, concentrazione, coordinazione dei movimenti, minimo sforzo, massima sicurezza.
Se la roccia non è verticale, la ricerca dell'equilibrio impone di mantenere una posizione verticale, con il corpo staccato dalla roccia. Occorre sempre arrampicare con calma e serenità, economizzando le forze. Seguire sempre le seguenti regole generali: arrampicare il più possibile sui piedi, con le gambe leggermente divaricate; non incollarsi alla roccia, non cercare appigli troppo in alto e tenere le mani possibilmente all'altezza degli occhi; non tirare con le braccia ma spingere con le gambe; guardare sempre il passaggio più in alto e prevedere i movimenti da fare; poter sempre discendere; cercare un'andatura regolare, muoversi in modo regolare e calcolato; osservare sempre la regola dei tre punti d'appoggio (2 piedi 1 mano, 2 mani 1 piede); considerare che gli appigli più piccoli sono spesso i più sicuri; cercare gli appigli e gli appoggi possibilmente orizzontali; verificare sempre la solidità di un appoggio o di un appiglio colpendolo con la punta delle scarpe o con la mano dal basso verso l'alto (non afferrarlo o scuoterlo, ma batterlo: il suono a vuoto indica meglio di qualunque altra cosa l'insicurezza dell'appiglio).

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