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Da destra a sinistra, Pelvo, Roc della Niera e R.ca Bianca |
Tra i vari 3000 fattibili in Valle Varaita di Chianale, ve ne sono due davvero godibili con poche ore di cammino, il Pelvo (noto anche come Pic de Caramantran, 3021 m.) e la Rocca Bianca (3064 m.), il primo di difficoltà E, il secondo F.
Si arriva al Colle dell'Agnello (2748 m.) - il valico automobilistico più elevato delle Alpi sudoccidentali - mediante la SP251, lo si svalica e si parcheggia l'auto sul lato francese dopo il secondo tornante della rotabile D205. Qui inizia un sentiero molto evidente che si inerpica a ponente sulla destra orografica del pietroso vallon Aigue Agnelle. Si supera un ripido tratto e si prosegue fin sul colletto che funge da spartiacque tra l'Aigue Agnelle e l'Aigue Blanche, l'ampio Col de Chamoussière (2884 m.). A sinistra, un sentiero ben marcato conduce sul crestone nord-ovest, coperto di sfasciumi, fino al segnale di pietre eretto sulla cima panoramica del Pelvo (3021 m.).
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La vetta del Pelvo |
L'8 agosto 2014 ci siamo resi conto di quanto polverosi siano questi sentieri e da quanti francesi siano costantemente calpestati: decine e decine di escursionisti transalpini, tutti i giorni della settimana, salgono fin lassù, attratti da vette veramente panoramiche e facilmente accesibili con un'oretta di cammino (data la quota veramente elevata di partenza). Sul Pelvo, un ometto di pietre "foderato" da una strana costruzione composta da tavolette di legno, tale da sembrare una squinternata cassettiera da bagno. Pare, tra l'altro, che il nome Pelvo derivi da una parola di origine celtica utilizzata per indicare un'elevata montagna rocciosa di forma piramidale, con ripidi fianchi e un vertice appuntito... Sta di fatto che oggi, la piramide, ospita una cassettiera a cui sono rimasti solo un paio di sgangherati cassetti. Le cime del Pelvo sono due (casualmente alte uguali) e possono essere visitate entrambe in pochi minuti: quella più ad est è riconoscibile per avere un ometto di pietre decisamente più convenzionale.
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La Val Chamoussière dal C.le S. Véran |
Per raggiungere la Rocca Bianca occorre scendere lungo la cresta dal lato opposto e raggiungere il Colle S. Véran (2848 m.), una vera celebrità: da qui nel 1628 passarono i battaglioni francesi del marchese d'Uxelles, nel 1743 i reggimenti, sempre francesi, guidati dal maresciallo De Courten e diretti alle campagne contro i piemontesi di Carlo Emanuele III e, sempre da qui, transitarono nel XIX sec. generazioni e generazioni di emigranti stagionali diretti nel Queyras (ricordiamo che qui siamo nel Parc Naturel Régional du Queyras).
Superato il colle, si prosegue in cresta raggiungendo quota 2970, fino alla base del poderoso castello roccioso della Rocca (non a caso si chiama così).
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La base del massiccio della Rocca Bianca |
Prima di attaccare la rocca sarebbe bene dare un'occhiata ai tre strati
rocciosi diversamente colorati che compongono il basamento di questo
massiccio: rocce metamorfiche, scisti tipici del Piemonte, metabasalti e ofioliti, rocce magmatiche entro calcescisti di colore biancastro... il paradiso dei geologi. Qui la salita di fa F. Si sale, leggermente a destra del salto roccioso, seguendo gli ometti posizionati nei punti più esposti, poi a sinistra per facili gradini rocciosi fino a giungere ad una cengia che, ancora verso sinistra, risale sormontando il salto iniziale. Dopo una breve discesa, la stessa linea di cengia si salda con l'ampio crestone. Proseguendo a sinistra, su tratto pianeggiante, si arriva alla prima cima, la piatta Cima Nord-Est (3012 m.), caratterizzata da una croce metallica di tipo reticolare.
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La Cima Sud-Ovest della Rocca Bianca |
Per salire alla superiore Cima Sud-Ovest (3064 m.), occorre proseguire
verso destra sull'ampio crestone, superare alcuni gradini e risalire a
sinistra la facile placca rocciosa che culmina sulla crestina terminale
della Rocca Bianca, lievemente affilata. Anche qui, croce di ferro, ma
semplice e molto più piccola. Il tutto è fattibile in 2 ore, 2 ore e mezza massimo. Se il tempo è bello lo spettacolo è assicurato: da un lato la svettante
silhouette del Roc della Niera (che i francesi chiamano la
Cathédrale de pierre), dall'altro l'inconfondibile presenza del Monviso. Sotto i piedi, sul vertiginoso lato meridionale, uno spaventoso baratro di impressionante profondità.
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