sabato 19 luglio 2025

Cime di Entrelor (3430) e d'Aouillé (3445)

Il casotto dei guardiaparco
Per una giornata speciale al cospetto del Gran Paradiso occorre risalire interamente la Valle dell'Orco, oltrepassare il Colle del Nivolet, prendere un caffè al baretto nei pressi del rifugio Savoia e proseguire con l'auto fino alla fine della strada. Lì, una sbarra di ferro vi dirà di parcheggiare.

A questo punto occorre prepararsi mentalmente a proseguire lungo la sterrata per tre lunghi chilometri e, come se non bastasse, perdere un po' di quota. In compenso, se si è fortunati, si potranno incontrare giovani marmottine - fine giugno inizi di luglio - bearsi al sole incuranti di tutto. E così, cammina e cammina... ad un certo punto, si incontra una freccia dipinta su un sasso che indica, sulla sinistra, il sentiero n. 9: qui inizia la vera ascensione. Il sentiero è ottimo, in certi tratti persino 'lastricato', e in pochi minuti si raggiunge il casotto dei guardiaparchi del Gran Paradiso.

Il vasto Pian Borgnoz

Un bivio ben segnato conduce al Pian Borgnoz (2669 m): alcune baite abbandonate (una di queste con un'architettura davvero interessante), un piccolo laghetto verde, un lungo pianoro erboso solcato da numerosi ruscelli. Al termine del pianoro, nei pressi di alcuni massi isolati, si guada il torrente e ci si porta alla base del conoide che vien giù dall'Entrelor. Questo ripido e faticolo canalone detritico va risalito tutto, di slancio, inizialmente tenedosi al centro e poi, poco a poco, guadagnando la parte sinistra, cercando il terreno più solido, fino alla base di una parete rocciosa (2950 m). Giunti al termine del conoide, si prosegue a sinistra e ci si infila in un canalone separato dal torrente da un costone roccioso. Qualche traccia e qualche ometto aiutano a non perdere il filo della salita tra gli sfasciumi ed i detriti di una montagna che sembra lentamente ed inesorabilmente sgretolarsi.

Il conoide detritico
Si giunge così allo sbarramento roccioso delle pareti superiori della punta. Dopo una meritata pausa, occorre ora piegare a destra verso un pendio di pietrame ed erba per guadagnare una spalla rocciosa. Da qui occorre ora proseguire lungo una flebile traccia tra gli sfasciumi, fino a superare un piccolo crinale morenico che, calpestando qualche residuo nevoso, introduce al vasto anfiteatro detritico posto sotto l’anticima dell'Entrelor. Sia che lo si affronti direttamente, sia che lo si risalga con un lungo semicerchio, questa conca va superata interamente fino alla base della parte rocciosa, dove un'evidente traccia di sentiero, salendo in diagonale, conduce al colletto (3374 m) tra l'anticima e la Cima di Entrelor.

Il vasto anfiteatro detritico
Sul colletto le fatiche, e quindi l'ascesa, possono dirsi compiute. Non rimane che risalire la facile cresta di rocce rotte fino alla vetta della Cima di Entrelor (3430 m) dove non c'è nulla a compiacere la soddisfazione dell'escursionista se non un semplicissimo ometto di pietre. Ma forse è meglio così.

Per concatenate le due punte, occorre ora abbandonare la cima scendendo rapidamente per detriti fino al colletto (3390 m) posto sotto la Cima d’Aouillè. Verso sinistra, un'evidente traccia risale in diagonale la rossastra parete della montagna per poi scomparire in prossimità di alcuni facili gradoni che conducono all'ampio e camminabile crestone di Nord-Est. In pochi passi si giunge alla vetta della Cima d’Aouillè. Quassù, l'ometto di pietre è ancora più piccolo ma ha il vantaggio di essere segnalato da un tubo di ferro da idraulico.

In vetta alla Cima di Entrelor
Lo spettacolo è superbo. Dominano le vette del Gran Paradiso. La vista sull'intera catena del Monte Bianco è da cartolina. Il 18 luglio del 2025 in vetta eravamo in tre, ma la cima del Taou Blanc sembrava la terrazza di un locale del centro in pieno happy hour.

E quando giunge l'ora di scendere, si rifà tutto al contrario, per lo stesso itinerario di salita, ma molto più velocemente. Quei pendii di detriti ora diventano scivoli e quei rognosi sfasciumi pattini a rotelle. Ma non importa: se non si torna, il nostro non sarà un 'andar per monti', ma un vagare senza mèta.

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