venerdì 1 agosto 2014

K2, sessant'anni di orgoglio

Il Karakorum 2 pakistano
"Hanno vinto! Da parecchi anni gli italiani non avevano avuto notizie così belle. Anche chi non si era mai interessato di alpinismo, anche chi non aveva mai visto una montagna, persino chi aveva dimenticato che cosa sia l'amor di Patria, tutti noi al lieto annuncio abbiamo sentito qualche cosa a cui si era persa l'abitudine: una commozione, un palpito, una contentezza disinteressata e pura. (...) Guardateli: spossati dalla fatica sovraumana... all'ultimo confine delle risorse fisiche, oltre il quale c'è la morte" (Dino Buzzati, Corriere della Sera, 4 agosto 1954).

Il telegramma di Ardito Desio
Ardito Desio, capospedizione
Achille Compagnoni, alpinista giunto in vetta
Lino Lacedelli, alpinista giunto in vetta
Erich Abram, alpinista sovrintendente al mantenimento delle bombole a ossigeno
Walter Bonatti, alpinista, portatore dell'ossigeno oltre gli 8100 metri
Ugo Angelino, alpinista addetto ai materiali e al raccordo logistico
Mario Fantin, alpinista e cineoperatore ufficiale
Cirillo Floreanini, alpinista
Pino Gallotti, alpinista e ingegnere
Guido Pagani, alpinista e medico
Mario Puchoz, alpinista vittima di edema polmonare
Ubaldo Rey, alpinista e meteorologo
Gino Solda', alpinista
Sergio Viottolo, alpinista
Amir Mahdi, alpinista hunza
Gli sconosciuti portatori balti
K2, la seconda vetta più alta del mondo (8611 m. slm), la più difficile ed emblematica
Il tricolore sul K2

Furono questi i nomi degli eroi della "piramide umana" che sessant'anni fa, il 31 luglio 1954, portò l'Italia sulla Montagna Selvaggia. All'alba di quel giorno, Bonatti e Mahdi si ritrovarono ancora vivi al termine di una notte passata a 8100 m. senza tenda e cibo e la coppia Compagnoni-Lacedelli raggiunse la vetta alle ore 18.


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