martedì 5 agosto 2014

Torre d'Ovarda (3075 m.)



La Torre orientale dal pianoro Gta

Se cercate le informazioni basilari su una cima in Val di Viù chiamata Torre d'Ovarda troverete quanto segue: Torre d’Ovarda (3075) dall’Alpe d’Ovarda (1890); dislivello complessivo: 1185 m.; difficoltà: EE/F. Descrizione itinerario: tra Lemie e Chiandusseglio si svolta a destra per le frazioni Mola, Fontane, Inversigni (strada asfaltata fino a Inversigni poi sterrata in buone condizioni). Giunti alla grange dell’Alpe d’Ovarda si risale il Vallone d’Ovarda su sentiero segnato con tacche rosse e bianche. In breve tempo si giunge a un pianoro caratterizzato da un enorme masso erratico ed una palina che indica le varie direzioni della Via alpina-Gta (2263). A sinistra si risale il sentiero che conduce al Colle di Costa Fiorita (2440). Giunti sul Colle, bisogna seguire la traccia che corre al di sotto della Torre d’Ovarda, il “sentiero dei camosci”, e che percorre tutta la parte terminale del Vallone del Servin che viene su da Villaretto, frazione di Usseglio. A quota 2700 circa, dopo aver attraversato alcuni canaloni che scendono dalla Torre (franati e slavati) e superato diverse crestine, si inizia a risalire, senza percorso obbligato, fino alla vetta (3075), avvalendosi di gambe (ovvio) e braccia.
Il sentiero dei camosci
Detto così sembra facile ma la Torre d’Ovarda è, in realtà, una cima discretamente impegnativa. Questo il mio personale resoconto al termine dell'escursione del 5 agosto 2014. Partenza dall’Alpe alle 8.30; salgo praticamente seguendo le buse di vacca, fin sul pianoro. Arrivo al pianoro alle 9.35, crocevia per diversi sentieri e svalichi. Uno sguardo al barometro: hPa 775. La Torre è in direzione nord-ovest. Salita al colle, direzione ovest. Qui finiscono le merde di vacca ed iniziano quelle di stambecchi e camosci. Sul Colle di Costa Fiorita (2440) alle 10.45. Da qui sparisce il sole: l’intero itinerario di risalita è sempre in ombra o coperta da nebbia. Metto il casco. Il sentiero dei camosci non è un balcone: specie se bagnato. Avvisto un paio di stambecchi. Cacche di camosci e stambecchi ogni due metri. Erba bagnata, sentiero veramente a rischio sparizione. Alle 10.35 sono più o meno a 2550 m, il barometro segna 750 hPa. Alle 11.05, a 2700 m., controllo ancora il barometro, hPa 735: buono, sale con regolarità. La nebbia del fondovalle impedisce qualsiasi visibilità del tratto superiore. Mi arrampico a quattro zampe su una crestina. La roccia è friabile e bagnata in molti punti. Corro anche qualche rischio ma non ho nessuna intenzione di tornare indietro come due anni fa. Grazie al casco evito un paio di buchi sulla testa per rocce sporgenti che, arrampicando, non vedo.
In vetta
In vetta alle 11.45, hPa 700. Omino di pietre, madonnina in ceramica avvolta in un manto celeste e mattonella con lunga citazione evangelica: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,20-21). Qualche schiarita di qua, sulla Val di Viù, e di là, sulla Val di Ala. Foto, panino, sigaretta (niente caffè stavolta), poi ancora nebbia, zero panorama. Inizio a scendere alle 12.30 circa. Discesa difficile per roccia bagnata, brutta. Ho la sensazione che degli uccelletti mi indichino la via posandosi sempre venti metri davanti a me nei momenti di dubbio. Coincidenze.
Giovane camoscio
Incrocio il sentiero dei camosci nel punto in cui avrei probabilmente dovuto attaccare la Torre, cento metri dopo da dove sono salito. Alle 13.35, ormai sul sentiero, faccio una pausa. Al Colle alle 13,55: seconda pausa di una mezzoretta, questa volta per il pranzo. Sotto di me un'intera famiglia di stambecchi riposa accovacciata su un cono detritico: beati loro. Guardo la cima ed è ancora incredibilmente coperta da nebbia mentre tutt’intorno splende il sole. Una rocca davvero severa questa Torre d’Ovarda, scura e accigliata. Approfitto del pranzo per un’esplorazione del colle: a sinistra, poco più in là, croce arrugginita in memoria di due uomini morti fulminati nel 1923; vari segni Gta e scritta su roccia risalente all’80. Dopo il colle, incontro ravvicinato con un giovane camoscio. Marmotte. Gli uccelletti continuano a precedermi di venti metri. Strani uccelletti. Mai incontrato bipedi. Scendo dal pianoro e alle 14.50 sono in auto. Contento. Scendo a valle con lo stereo a palla.

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