 |
La Torre orientale dal pianoro Gta |
Se cercate le informazioni basilari su una cima in Val di Viù chiamata Torre d'Ovarda troverete quanto segue: Torre
d’Ovarda (3075) dall’Alpe d’Ovarda (1890); dislivello complessivo: 1185 m.; difficoltà:
EE/F. Descrizione itinerario: tra
Lemie e Chiandusseglio si svolta a destra per le frazioni Mola,
Fontane, Inversigni (strada asfaltata fino a Inversigni poi sterrata in buone
condizioni). Giunti alla grange dell’Alpe d’Ovarda si risale il Vallone d’Ovarda su sentiero segnato con tacche rosse
e bianche. In breve tempo si giunge a un pianoro caratterizzato da un enorme
masso erratico ed una palina che indica le varie direzioni della Via alpina-Gta (2263).
A sinistra si risale il sentiero che conduce al Colle di Costa Fiorita (2440).
Giunti sul Colle, bisogna seguire la traccia che corre al di sotto della
Torre d’Ovarda, il “sentiero dei camosci”, e che percorre tutta la parte
terminale del Vallone del Servin che viene su da Villaretto, frazione di
Usseglio. A quota 2700 circa, dopo aver attraversato alcuni canaloni che
scendono dalla Torre (franati e slavati) e superato diverse crestine, si inizia
a risalire, senza percorso obbligato, fino alla vetta (3075), avvalendosi di
gambe (ovvio) e braccia.
 |
Il sentiero dei camosci |
Detto
così sembra facile ma la Torre d’Ovarda è, in realtà, una cima discretamente
impegnativa. Questo il mio personale resoconto al termine dell'escursione del 5 agosto 2014. Partenza dall’Alpe alle 8.30; salgo praticamente seguendo le buse di vacca, fin sul pianoro. Arrivo al pianoro alle 9.35, crocevia per diversi
sentieri e svalichi. Uno sguardo al barometro: hPa 775. La Torre è in direzione
nord-ovest. Salita al colle, direzione ovest. Qui finiscono le merde di vacca ed
iniziano quelle di stambecchi e camosci. Sul Colle di Costa Fiorita (2440) alle
10.45. Da qui sparisce il sole: l’intero itinerario di risalita è sempre in ombra o
coperta da nebbia. Metto il casco. Il sentiero dei camosci non è un balcone:
specie se bagnato. Avvisto un paio di stambecchi. Cacche di camosci e
stambecchi ogni due metri. Erba bagnata, sentiero veramente a rischio
sparizione. Alle 10.35 sono più o meno a 2550 m, il barometro segna 750 hPa.
Alle 11.05, a 2700 m., controllo ancora il barometro, hPa 735: buono, sale con
regolarità. La nebbia del fondovalle impedisce qualsiasi visibilità del tratto
superiore. Mi arrampico a quattro zampe su una crestina. La roccia è friabile e bagnata
in molti punti. Corro anche qualche rischio ma non ho nessuna intenzione
di tornare indietro come due anni fa. Grazie al casco evito un paio di buchi
sulla testa per rocce sporgenti che, arrampicando, non vedo.
 |
In vetta |
In vetta alle 11.45,
hPa 700. Omino di pietre, madonnina in ceramica avvolta in un manto celeste e mattonella con lunga citazione evangelica: “Non prego solo per questi, ma
anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano
una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una
cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,20-21). Qualche
schiarita di qua, sulla Val di Viù, e di là, sulla Val di Ala. Foto, panino,
sigaretta (niente caffè stavolta), poi ancora nebbia, zero panorama. Inizio a
scendere alle 12.30 circa. Discesa difficile per roccia bagnata, brutta. Ho la
sensazione che degli uccelletti mi indichino la via posandosi sempre venti
metri davanti a me nei momenti di dubbio. Coincidenze.
 |
Giovane camoscio |
Incrocio il sentiero dei
camosci nel punto in cui avrei probabilmente dovuto attaccare la Torre, cento
metri dopo da dove sono salito. Alle 13.35, ormai sul sentiero, faccio una
pausa. Al Colle alle 13,55: seconda pausa di una
mezzoretta, questa volta per il pranzo. Sotto di me un'intera famiglia di stambecchi riposa accovacciata su
un cono detritico: beati loro. Guardo la cima ed è ancora incredibilmente
coperta da nebbia mentre tutt’intorno splende il sole. Una rocca davvero severa
questa Torre d’Ovarda, scura e accigliata. Approfitto del pranzo per un’esplorazione
del colle: a sinistra, poco più in là, croce arrugginita in memoria di due uomini morti fulminati nel 1923; vari segni Gta e scritta su roccia risalente all’80. Dopo
il colle, incontro ravvicinato con un giovane camoscio. Marmotte. Gli
uccelletti continuano a precedermi di venti metri. Strani uccelletti. Mai
incontrato bipedi. Scendo dal pianoro e alle 14.50 sono in auto. Contento.
Scendo a valle con lo stereo a palla.
Nessun commento:
Posta un commento