Il 24 maggio 2015 Papa Francesco ha firmato la sua seconda Enciclica, dal titolo "Laudato si'", sulla cura della casa comune. Ne riportiamo alcuni stralci.
8. Il Patriarca Bartolomeo si è riferito
particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di
maltrattare il pianeta, perché «nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni
ecologici», siamo chiamati a riconoscere «il nostro apporto, piccolo o grande,
allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente» (Messaggio per la
Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato, 1 settembre 2012).
«Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica… compromettano
l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico… inquinino le
acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati» (Discorso a Santa
Barbara, California, 8 novembre 1997; cfr John Chryssavgis, On Earth as
in Heaven: Ecological Vision and Initiatives of Ecumenical Patriarch
Bartholomew, Bronx, New York, 2012). Perché «un crimine contro la natura è
un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio» (Ibid).
11. L’ecologia integrale richiede apertura
verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della
biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano.
12. D’altra parte, san Francesco, fedele alla
Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel
quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua
bontà: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si
contempla il loro autore» (Sap 13,5) e «la sua eterna potenza e divinità
vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da
lui compiute» (Rm 1,20)… Il mondo è qualcosa di più che un problema da
risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode.
65. Dopo la creazione dell’uomo e della
donna, si dice che «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto
buona» (Gen 1,31). La Bibbia insegna che ogni essere umano è creato
per amore, fatto ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26). Questa
affermazione ci mostra l’immensa dignità di ogni persona umana, che «non è
soltanto qualche cosa, ma qualcuno. È capace di conoscersi, di possedersi, di
liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone» (CCC,
357). … Siamo stati concepiti nel cuore di Dio e quindi «ciascuno di noi è il
frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato,
ciascuno è necessario» (Benedetto XVI, Omelia per il solenne inizio del
ministero petrino, 24 aprile 2005: AAS 97 (2005), 711).
85. Dio ha scritto un libro stupendo, «le cui
lettere sono la moltitudine di creature presenti nell’universo» (Giovanni Paolo
II, Catechesi del 30 gennaio 2002, 6: Insegnamenti 25/1 (2002),
140)… Nessuna creatura resta fuori da questa manifestazione di Dio: «Dai più
ampi panorami alle più esili forme di vita, la natura è una continua sorgente
di meraviglia e di reverenza. Essa è, inoltre, una rivelazione continua del
divino» (Conferenza dei Vescovi Cattolici del Canada. Commissione Affari Sociali, Lettera pastorale “You
Love All That Exists… All Things Are Yours, God,
Lover of Life”, 4 ottobre 2003, 1). … Questa
contemplazione del creato ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche
insegnamento che Dio ci vuole comunicare, perché «per il credente contemplare
il creato è anche ascoltare un messaggio, udire una voce paradossale e
silenziosa» (Giovanni Paolo II, Catechesi del 26 gennaio 2000, 5: Insegnamenti
23/1 (2000), 123). Possiamo dire che «accanto alla rivelazione propriamente
detta contenuta nelle Sacre Scritture c’è, quindi, una manifestazione divina
nello sfolgorare del sole e nel calare della notte» (Id., Catechesi del
2 agosto 2000, 3: Insegnamenti 23/2 (2000), 112). Prestando attenzione a
questa manifestazione, l’essere umano impara a riconoscere sé stesso in
relazione alle altre creature: «Io mi esprimo esprimendo il mondo; io esploro
la mia sacralità decifrando quella del mondo» (Paul Ricœur, Philosophie de
la volonté. 2. Finitude et Culpabilité, Paris 2009, 216; trad. it.: Finitudine
e colpa, Bologna, 1970, 258).
86. Questo insegna il Catechismo:
«L’interdipendenza delle creature è voluta da Dio. Il sole e la luna, il cedro
e il piccolo fiore, l’aquila e il passero: le innumerevoli diversità e
disuguaglianze stanno a significare che nessuna creatura basta a se stessa, che
esse esistono solo in dipendenza le une dalle altre, per completarsi
vicendevolmente, al servizio le une delle altre» (CCC, 340).
118. Ma… non ci sarà una nuova relazione con
la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia.
119. La crisi ecologica è un emergere o una
manifestazione esterna della crisi etica, culturale e spirituale della
modernità.
120. Dal momento che tutto è in relazione, non
è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto.
«Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una
nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si
inaridiscono» (Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 29 giugno
2009, 28: AAS 101 (2009), 663).
123. La cultura del relativismo è la stessa
patologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come
un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavitù a
causa di un debito. È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i
bambini, o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi. È
anche la logica interna di chi afferma: “lasciamo che le forze invisibili del
mercato regolino l’economia, perché i loro effetti sulla società e sulla natura
sono danni inevitabili”. Se non ci sono verità oggettive né principi stabili,
al di fuori della soddisfazione delle proprie aspirazioni e delle necessità
immediate, che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la
criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti
insanguinati e di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica
relativista quella che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di
venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché
non rispondono al desiderio dei loro genitori? E’ la stessa logica “usa e
getta” che produce tanti rifiuti solo per il desiderio disordinato di consumare
più di quello di cui realmente si ha bisogno.
136. Spesso si giustifica che si oltrepassino
tutti i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani vivi.
155. L’ecologia umana implica anche qualcosa
di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la
legge morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per
poter creare un ambiente più dignitoso. Affermava Benedetto XVI che esiste una
«ecologia dell’uomo» perché «anche l’uomo possiede una natura che deve
rispettare e che non può manipolare a piacere» (Discorso al Deutscher
Bundestag, Berlino, 22 settembre 2011: AAS 103 (2011), 668). ...
L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e
accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune. ... Imparare ad
accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è
essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella
sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi
nell’incontro con l’altro diverso da sé.
160. Che tipo di mondo desideriamo trasmettere
a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? … Se questa
domanda viene posta con coraggio, ci conduce inesorabilmente ad altri
interrogativi molto diretti: A che scopo passiamo da questo mondo? Per quale
fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché
questa terra ha bisogno di noi? Pertanto, non basta più dire che dobbiamo
preoccuparci per le future generazioni.
204. Quando le persone diventano
autoreferenziali e si isolano nella loro coscienza, accrescono la propria
avidità. Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da
comprare, possedere e consumare. In tale contesto non sembra possibile che
qualcuno accetti che la realtà gli ponga un limite.
217. Se «i deserti esteriori si moltiplicano
nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi» (Benedetto XVI,
Omelia per il solenne inizio del ministero petrino, 24 aprile 2005: AAS
97 (2005), 710), la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione
interiore.
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