lunedì 16 luglio 2012

Karol, il teologo della montagna

Sull'Adamello, luglio 1984
"Queste montagne suscitano nel cuore il senso dell'infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime".

"Guardando le cime dei monti si ha l'impressione che la terra si proietti verso l'alto, quasi a voler toccare il cielo: in tale slancio l'uomo sente, in qualche modo, interpretata la sua ansia di trascendente e infinito".

"L'uomo contemporaneo che sembra rivolgersi talvolta unicamente alle cose della terra, in una visione materialistica della vita, deve di nuovo saper guardare verso l'alto, verso le vette della grazia e della gloria, per le quali è stato creato e a cui è chiamato dalla bontà e grandezza di Dio" (Discorso pronunciato sul ghiacciaio della Brenva l'8 sett. 1986).

"Davanti alla maestosità dei monti, siamo spinti ad instaurare un rapporto più rispettoso con la natura. Allo stesso tempo, resi coscienti del valore del cosmo, siamo stimolati a meditare sulla gravità delle tante profanazioni dell'ambiente perpetrate spesso con inammissibile leggerezza. L'uomo contemporaneo, quando si lascia affascinare da falsi miti, perde di vista le ricchezze e le speranze di vita racchiuse nel creato, mirabile dono della Provvidenza Divina per l'intera umanità".

Giovanni Paolo II

Nessun commento:

Posta un commento