giovedì 4 luglio 2013

Harrer l'alieno

Alpinista, esploratore, scrittore austriaco (1912-2006)
"Avevamo fatto un'escursione in un altro mondo ed eravamo tornati indietro"
(H. Harrer, The White Spider, Flamingo, London 1995, p. 126).

L'alpinista austriaco Heirich Harrer fu uno dei quattro scalatori che risolsero quello che sembrava essere l'ultimo "problema" alpinistico irrisolvibile, la parete nord-ovest dell'Eiger, il "muro" dell'Eiger. L'assalto al "muro" dell'Eiger erano costato, fin a quel momento, un numero impressionante di vittime. Nel 1935 vi morirono i primi due assalitori, i bavaresi Sedlemayer e Mehringer (morirono a 3300 m., sul bivacco della morte). L'anno successivo altri due bavaresi, Herbst e Teufel, vennero spazzati via da una valanga sull'inviolata parete nord del Schneehorn durante un allenamento in vista dell'Eiger. Pochi giorni dopo fu la volta di due austriaci, Angerer e Rainer, e di altri due tedeschi, Hinterstoisser e Kurz (i quattro morirono in seguito ad una valanga mentre si stavano ritirando). Nel 1937 morirono sull'Eigerwand altri due austriaci, Primas e Gollacher. Il 1938 iniziò con la morte di due italiani, la cordata Sandri-Menti. Fu il 24 luglio di quell'anno il giorno in cui i tedeschi Anderl Heckmair e Ludwig Vörg e gli austriaci Heinrich Harrer (dal 1933 membro delle SS, olimpionico di sci nel 1936 e campione studentesco nazionale nel 1937) e Fritz Kasparek, unendo le forze delle due cordate, dopo 85 ore, giunsero in cima all'Eiger per questa impressionante nuova via. Dei quattro Herrer fu l'unico a salire senza ramponi, con solo scarponi con suole chiodate. Heckmair tirava la cordata e Harrer la chiudeva salendo con i sacchi e recuperando il materiale.
La parete nord dell'Eiger
Per l'impresa Hitler ricompensò Heckmair con una crociera in nave nei fiordi scandinavi; Vörg venne promosso in un reggimento d'élite di montagna e morì sul fronte orientale durante un assalto ad una postazione russa; Kasparek non ricevette niente, se non una medaglia, e morì cadendo da un cornicione peruviano nel 1954; Harrer venne ricompensato con un posto nella spedizione himalayana del '39 sul Nanga Parbat ma, catturato nel Kashmir britannico, trascorse tutto il periodo della guerra in un campo di prigionia in India e, dopo la sua fuga, trascorse sette anni in Tibet dove conobbe il Dalai Lama, divenendone il tutore. Rientrato in patria nel 1951, scrisse le sue memorie (da cui attinse il film Sette anni nel Tibet con Brad Pitt), cominciò a viaggiare in Africa, in Asia, in Sudamerica, nel Borneo, effettuò tre nuove ascensioni in Alaska e vinse due campionati nazionali di gol.

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