Alpinista, esploratore, scrittore austriaco (1912-2006) |
(H. Harrer, The White Spider, Flamingo, London 1995, p. 126).
L'alpinista austriaco Heirich Harrer fu uno dei quattro scalatori che risolsero quello che sembrava essere l'ultimo "problema" alpinistico irrisolvibile, la parete nord-ovest dell'Eiger, il "muro" dell'Eiger. L'assalto al "muro" dell'Eiger erano costato, fin a quel momento, un numero impressionante di vittime. Nel 1935 vi morirono i primi due assalitori, i bavaresi Sedlemayer e Mehringer (morirono a 3300 m., sul bivacco della morte). L'anno successivo altri due bavaresi, Herbst e Teufel, vennero spazzati via da una valanga sull'inviolata parete nord del Schneehorn durante un allenamento in vista dell'Eiger. Pochi giorni dopo fu la volta di due austriaci, Angerer e Rainer, e di altri due tedeschi, Hinterstoisser e Kurz (i quattro morirono in seguito ad una valanga mentre si stavano ritirando). Nel 1937 morirono sull'Eigerwand altri due austriaci, Primas e Gollacher. Il 1938 iniziò con la morte di due italiani, la cordata Sandri-Menti. Fu il 24 luglio di quell'anno il giorno in cui i tedeschi Anderl Heckmair e Ludwig Vörg e gli austriaci Heinrich Harrer (dal 1933 membro delle SS, olimpionico di sci nel 1936 e campione studentesco nazionale nel 1937) e Fritz Kasparek, unendo le forze delle due cordate, dopo 85 ore, giunsero in cima all'Eiger per questa impressionante nuova via. Dei quattro Herrer fu l'unico a salire senza ramponi, con solo scarponi con suole chiodate. Heckmair tirava la cordata e Harrer la chiudeva salendo con i sacchi e recuperando il materiale.
La parete nord dell'Eiger |
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