mercoledì 28 agosto 2024

Alta Luce (3184 m.)

Alla ricerca di una vetta capace di offrire un panorama pazzesco sulle cime del Rosa, il 28 agosto 2024 siamo saliti su per la Valle del Lys, fino a Gressoney-La-Trinitè, all'impianto della cabinovia di Staffal che conduce al Gabiet (2343 m). Comodo il parcheggio, comoda la cabinovia, in pochi minuti arriviamo al vecchio rifugio del Lys, oggi bar-ristorante letteralmente tappezzato di legni scolpiti e capretta domestica.

Superato di slancio il bar cominciamo a salire per lo sterratone seguendo le indicazioni per 6A e 6B, una coppia di sentieri che si sovrapporranno, si lasceranno e si ritroveranno in continuazione. Svoltiamo a sinistra, percorriamo il tratto piano che conduce ad un vecchio alpeggio - che dovrebbe chiamarsi Lavets - e, prima di giungervi, svoltiamo a destra all'altezza di un bel ponticello in pietra. Qui il sentiero comincia a risalire il valloncello solcato dal Rio Endre che conduce ai Laghi Verde e Blu, rispettivamente a quota 2609 e 2689.

Dopo il primo laghetto, in realtà proseguiamo in direzione del Rifugio Horestes Huette, un ristorante vegano posto ai margini di un bellissimo pianoro, a quota 2600, oggi erboso ma probabilmente occupato in passato da uno dei numerosi laghetti della zona.

Proseguiamo seguendo i numerosi bolli gialli del sentiero 6A, quello che conduce al Rifugio Mantova. Il percorso si snoda lungo tratti di terreno erboso e tratti rocciosi, rampe e pianori, fino ad una evidente indicazione che ci segnala la svolta a sinistra per l'Alta Luce - o Hochlicht nel dialetto walser qui di Gressoney -, il percorso più diretto che passa per il Colle Salza, chiamato anche dalla gente del posto Soaelzecoll (2882 m).

A questo punto non ci rimane che risalire la cresta del monte su questo lato, su terreno a volte erboso, a volte pietroso, più spesso detritico. In due ore e mezza siamo finalmente in vetta, segnalata da una graziosissima campana.

Ed è quassù che ci si spalancano gli occhi sui crepacciatissimi ghiacciai del Lys e sulle imponenti mole del Vincent e del Castore. Da lontano ci osservano i rifugi Mantova e Gnifetti.
Dopo 843 m di dislivello, quindi, i giganti del Lyskamm ci accolgono, si manifestano a noi e ci ricordano quanto piccoli siamo e quanto estranei restiamo a questo mondo alto e incredibilmente aereo, quanto è breve la nostra vita e quanti mutamenti sono in atto su queste ghiacciate superfici: sono così evidenti i segni del suo ritiro che non si può far a meno di scendere con una nota melanconica nel cuore. 



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