martedì 30 ottobre 2012

L'ascensione del Petrarca

Francesco Petrarca, 1304-1374
"Qui non palazzi, non teatro o loggia
ma'n lor vece un abete, un faggio, un pino.
Tra l'erba verde e'l bel monte
vicino levan di terra al cielo nostr'intelletto"

Francesco Petrarca

Il 26 aprile 1336, Petrarca, con il fratello Gherardo e altri due compagni, sale il Mont Ventoux, in Provenza (1912 s.l.m.). Circa quindici anni più tardi scrisse le memorie di quell'ascensione in una lettera indirizzata all'amico Dionigi de' Roberti, frate agostiniano e professore a Parigi. Nessuno, prima di allora, aveva scalato senza un motivo pratico. Per questo motivo, alcuni considerarono il 26 aprile 1336 la "data di nascita dell'alpinismo".
In realtà, l'ascensione al Monte Ventoso è un racconto si forte valore simbolico ricco di elementi allegorici. Il 26 aprile di quell'anno, infatti, era un venerdì santo, giorno della passione di Gesù: come Cristo salì sul monte sotto il peso della croce, così Petrarca dovette affrontare una difficile salita esistenziale sotto il peso di un conflitto interiore. A differenza del fratello Gherardo, che salirà senza difficoltà, Petrarca sarà costretto continuamente a fermarsi.
L'ascensione rappresenta dunque la vita del poeta. Le asperità del terreno sono le difficoltà della vita e la cima del monte la salvezza. Una volta giunto in cima, Petrarca aprirà una pagina a caso delle Confessioni di S. Agostino e leggerà alcune toccanti parole sulla futilità delle cose umane: "E gli uomini vanno ad ammirare le vette e gli enormi flutti del mare, le vaste correnti dei fiumi e il giro dell'Oceano e le rotazioni degli astri, e non si curano di se stessi".

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