martedì 30 ottobre 2012

L'essenza della vita secondo Casarotto

Renato Casarotto, alpinista morto sul K2
Renato Casarotto (Arcugnano, 1948 - K2, 1986) fu uno dei più forti alpinisti degli anni Settanta e Ottanta. Divenne famoso nell'ambiente dell'alpinismo per le sue prime invernali in solitaria sulle Dolomiti e sul Monte Bianco e per alcune vie nuove aperte in Patagonia, in Perù e nel Karakorum. Morì in un crepaccio ritornando da un tentativo di scalata dello sperone sud-ovest del K2, la Magic Line.

"Raccontare, parlare, è molto difficile. È sempre duro arrivare così vicini all'essenza della vita e poi, dopo, ritornare indietro e sentirsi imprigionati nelle strettoie del linguaggio completamente inadeguato a tradurre in simboli i concetti, la totalità dell'esperienza vissuta. Un'esperienza lunga e sofferta che mi ha permesso di capire una verità fondamentale: alla base di tutto, in ogni azione che l'uomo compie, dev'esserci sempre Amore" (Da Oltre i venti del Nord, racconto al ritorno dalla Ridge of no return, McKinley).

"Quassù mi pare di sentire come il respiro di una dimensione che va al di là del confine del mondo degli uomini" (Goretta Traverso, Una vita per la montagna, le confidenze di Renato alla moglie dopo la prima assoluta invernale e solitaria al Pilastro Nord del Broad Peak).
"Sento una serenità in tutto il mio essere mai provata prima. Sì, Gori, se arriverò in vetta la via la dedicherò a Dio" (confidenza fatta a Goretta prima della sua partenza per l'ultimo, fatale, tentativo sul K2).

"Si dice: la vetta tocca il cielo con un dito e ci si sente più vicini a Dio. Purtroppo là in alto il cielo è ancora molto lontano. Poi comprendi che Dio lo puoi trovare molto vicino a te, anzi è dentro di te che devi cercare. La montagna è uno dei mezzi che ti permetterà di scoprirlo; se non immediatamente lo capisci con il tempo. Con me in vetta al Gasherbrum c'era Renato. Voler bene ad una persona è amare Dio concretamente" (Goretta Traverso).

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