mercoledì 19 giugno 2013

Gesner, correva l'anno 1555

Naturalista, teologo e filosofo di Zurigo (1516-1565)
"Gli uomini dalla mente ottusa non ammirano niente, dormono a casa propria, non escono mai nel teatro del mondo, si nasconodono negli angoli come ghiri, per tutto l'inverno. Non si rendono mai conto che la specie umana è stata inviata nel mondo affinché, attraverso le sue meraviglie, imparasse a riconoscere un potere superiore, l'Essere Supremo stesso" (Conrad Gesner, in W. Coolidge, Josias Simler et les origines de l'alpinisme, Imprimarie Allier Freres, Grenoble 1904, pp. III-IV).

Queste sono parole di Conrad Gesner, parole del 1541. Gesner fu il teologo, filosofo e bibliografo svizzero che, per primo, ebbe il merito di pubblicare una bibliografia universale di testi in greco, latino ed ebraico (la Bibliotheca Universalis) allo scopo di riunire per i posteri l'intero patrimonio librario in un'unica opera. Come naturalista, zoologo e botanico, decise di "scalare ogni anno almeno un montagna, o anche di più, nella stagione in cui sbocciano i fiori, al fine di esaminarli e di procurare al tempo stesso nobile esercizio al corpo e godimento all'anima". Una decisione alquanto insolita per l'epoca dal momento che le Alpi furono considerate, fino al XIX secolo, un regno abitato da esseri subumani deformi e malvagi, demoni di ogni specie, streghe e draghi. Prima di lui solo un paio di uomini avevano deciso di sfidare le altezze: Rotario d'Asti  nel 1358 sul Rocciamelone e Antoine de Ville, ciambellano di Carlo VII, nel 1492 sul Monte Aiguille (all'epoca "Monte Inaccessibile").
Si ricorda di lui la scalata al monte Pilatus, presso Ginevra, effettuata il 20 agosto del 1555 allo scopo di esplorare le Alpi sotto una nuova luce, una luce spirituale, capace di risvegliar nell'uomo una maggior consapevolezza del mondo circostante. Delle Alpi scrisse:  "Sono il teatro del Signore, esibiscono monumenti delle epoche passate come precipizi, rocce, picchi, baratri e ghiacciai che non si sciolgono mai... sarà piacevole in seguito ripensare alle fatiche e ai pericoli; vi gratificherà rivolgere un pensiero a queste cose e raccontarle ai vostri amici" (C. Gesner, On the Admiration of the Mountains, trad. di W. Dock, The Grabhorn Pres, San Francisco 1937, p. 31).

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