|
In cammino nel Vallone Galambra |
Uno dei più bei versanti della Val di Susa è quello che si apre poco sopra il comune di Exilles. Per chi ha la fortuna di arrivare in auto fino al Rifugio Levi Molinari (1850 m. slm), in località Grange della Valle, lo spettacolo della natura alpina ha da offrirgli il meglio del meglio. Il Rifugio del CAI di Torino è infatti situato in un magnifico scenario alpino fatto di rocce, pinete, ruscelli e... rododendri. Lo definirei infatti il "paradiso dei rododendri". Il 20 luglio 2013, imboccato il sentiero dietro il rifugio in direzione Ovest, ho cominciato la mia esplorazione del Vallone di Galambra, graziato da un leggero venticello anti-insolazione e confortato dall'avvistamento di una pernice e dal ravvicinato incontro con un vecchio stambecco.
|
Bivacco Sigot |
Dal rifugio, dopo circa 45 minuti di sentiero ben tracciato, si giunge ad una palina con l'indicazione per il Monte Chabrière. Si prosegue per il sentiero segnato con tacche bianche e rosse fino ad arrivare al lago delle Monache, a quota 2500 (più che un lago, una vera pozzanghera), poco sotto i muri perimetrali di un vecchio edificio in muratura. Attraversato il torrente che scende dal ghiacciaio, su sentiero in direzione Nord-Ovest segnalato come "sentiero balcone", si raggiunge rapidamente quota 2650 e poi ci si avvicina a mezzacosta all'ultima morena pietrosa dell'ormai misero ghiacciaio di Galambra fino a giungere al più meridionale dei passi del Fourneaux, a quota 3094, dove si può sostare per qualche minuto al Bivacco Sigot, un bivacco CAI della sez. di Susa del 1997 sorprendentemente pulito, accogliente e ben attrezzato.
|
Vetta del Truc Peyron |
Il Passo del Galambra è in realtà un pianoro estremamente ampio, arioso. Vi si scorgono diversi edifici abbandonati sparpagliati qua e là. Quel giorno, sul passo, l'identificazione delle cime mi risultò alquanto problematica. Decisi di attraversare il ghiacciaio Galambra e risalire una cresta detritica per raggiungere una cima che credevo essere il Vallonetto. Dopo un'oretta di arrampicata libera mi resi conto che la vetta raggiunta era in realtà il Truc Peyron, detto anche Roc Peirus, un bel 3189 segnalato da una croce in ferro con su scritto "Agosto 1989, P. Giovenale con gli amici della Grange della Valle ~ umile espressione di fede". Dalla vetta del Truc mi resi conto che se fossi venuto su dal versante opposto sarebbe stata una semplice passeggiata. Percorsa questa dolcissima cresta intravvidi il piccolo ricovero della Cima del Vallonetto, al termine di una ben più frastagliata cresta con almeno un passaggio di tipo alpinistico, o meglio, equilibristico. In cima al Vallonetto (3217), dunque, si trova una piccola croce di ferro e una piccolissima casetta di pietra caratterizzata da un moderno pannello solare.
|
La cresta del Vallonetto vista dal Truc Peyron |
Gli ultimi metri di queste due cime sono fattibili solo con l'utilizzo delle mani ed andrebbero classificati con una bella F; prova ne fu che, altri escursionisti esperti giunti quassù dovettero arrendersi proprio a pochi passi dall'agognata meta.
Il paesaggio è spaziale. Si nota la maestosa mole della Pierre Menue, la scura Rognoda d'Etiache, il Colle del Sommeiller con la sua sinuosa strada e la sua numerica Punta (3333 m.), il Niblè, le cime del gruppo dell'Ambin, la Val di Susa fino alle sue sentinelle (la Sacra di S. Michele ed il Musinè), lo Chaberton, l'Albergian, la Rognosa di Sestriere.
Guardando il Colle d'Ambin mi ritornano in mente le avventure di Coolidge, il noto scrittore inglese giunto quassù molto prima di me. Negli anni 1873, 1882 e 1885, Coolidge percorse a più riprese la zona tra il Colle della Rho (Bardonecchia) ed il Col Clapier (Exilles), compiento numerose "prime ascensioni turistiche".
|
In vetta alla Cima del Vallonetto |
Tra le varie cose descrisse con cura le montagne dell'Ambin dopo aver scalato il vero Ambin, la Roche d'Ambin, i tre denti dell'Ambin, la Rognosa d'Etiache, la Punta Frejus, il Pierre Menue ed altro, tutte vette ammirabili dal Vallonetto.
Poco più in là ritrovo il Colle d'Ambin con il suo bel bivacco rosso, il Bivacco Blais. Da quel colle - ma probabilmente anche da questo di Galambra - transitarono portaordini romani, staffette militari, venditori di bestiame, emigranti clandestini di S. Colombano, contrabbandieri di sale e di tele, ladri di pecore, pellegrini diretti al Santuario della Madonna di Charmaix presso Modane (meta di pellegrinaggio fino al XVIII sec.) e... padri di bimbi nati morti che, fino al 1600, trasportavano le spoglie dei loro figli fino a Charmaix dove venivano battezzati da un sacerdote del santuario per poter essere così sepolti all'interno della chiesa parrocchiale di Exilles e non nel cimitero eterno.
Nessun commento:
Posta un commento