venerdì 10 luglio 2015

Punta Sommeiller (3333 m.) e Monte Ambin (3264 m.)

Il vallone di Galambra
Dopo i giorni trascorsi tra le vette della Val Varaita, ritorno in Val di Susa, sempre bella, sempre amica: la valle di casa mia. La mèta di oggi sono due punte oltre i 3000, una salita classica dell’escursionismo “nostrano” che prevede l’arrivo ai passi dei Furneaux (già oltre i 3000), la salita alla Punta Sommeiller (3333 m.) su tracce di sentiero tra sfasciumi e detriti, il percorso che conduce al Monte Ambin (3264 m.), da non confondere con la più famosa Rocca d’Ambin, ed il ritorno ad anello al pianoro detritico del lago Galambra (2972 m.).


La Punta Sommeiller dai passi del Furneaux
La prima parte dell’escursione consiste nella risalita del Vallone di Galambra, dal rifugio Levi-Molinari (1849 m.) al bivacco Sigot (2910 m.), lo stesso itinerario fatto nel 2013 per la Cima del Vallonetto. Dopo una brevissima sosta al lago delle Monache (2568 m.), già individuabile dal basso per la presenza di un vecchio edificio della teleferica militare, arrivo così al bel bivacco arancione costruito nel 1997 dal CAI e dal Soccorso Alpino di Susa in onore di Mario Sigot, alpinista morto nel 1994 sulla Grand Hoche.
Dal bivacco contorno la conca dove un tempo non lontano sorgeva il ghiacciaio Galambra (oggi qualche nevaio ed un laghetto) verso nord-ovest e raggiungo su di un ampio pianoro il passo Galambra, ben segnalato dalla presenza di una vecchia caserma diroccata (3078 m.). Tutto il territorio compreso fra il Vallonetto ed il Sommeiller, con i suoi dossi detritici, ricorda la superficie lunare, tanto è irreale. Alcune caserme, ormai in degrado, ricordano i tempi della guerra ed anni addietro costituivano un riparo in caso di brutto tempo mentre oggi le coperture sono fatiscenti. Qui volgo a sinistra seguendo il crestone detritico solcato da varie tracce di sentiero. In breve passo sotto la Cima dei Furneaux (3207 m.) e proseguo lungo il filo di cresta, o poco più sotto sul versante della Val di Susa, fino alla Punta Sommeiller.
In vetta alla Punta Sommeiller

In cima trovo un ometto ed un pilastrino in pietre recante il segnale trigonometrico che fissa i 3333 m. di quota di questa punta intitolata a Germano Sommeiller, l’ingegnere che progettò e diresse i lavori del traforo ferroviario del Frejus. Curiosamente, pur essendo una delle cime più importanti della valle, la Sommeiller rimane nascosta e la sua mole non è visibile da nessun luogo del fondovalle.



In vetta al Monte Ambin
Il cielo è terso ed il panorama è spettacolare, a 360º: le vette del Delfinato, la Rognosa d’Etiache, il Gran Paradiso, il Niblè, la Rocca d’Ambin, il Rocciamelone, i 3000 della Val Chisone e dell’Alta Val di Susa… Due panini e proseguo sulla dorsale detritica di destra, direzione est poi nord-est, su una traccia di sentiero che talvolta si abbassa dalla parte della Val di Susa; aggiro comodamente delle roccette sulla destra e raggiungo la quota non nominata 3299 m. Da qui la traccia di sentiero torna più evidente e raggiungo rapidamente un ampio colletto da cui appare il Monte Ambin 3264 m., con la sua argentata croce metallica. Ci arrivo con un facile passo di arrampicata su una piccola placca rocciosa sotto la croce. Questa Punta Ambin è posta sulla cresta compresa tra la Punta Sommeiller ad ovest e il Col d’Ambin ad est: è veramente poco appariscente dal versante italiano, ma da quello francese presenta una parete nord di tutto rispetto, una delle poche salite di ghiaccio delle Alpi Cozie Settentrionali.
Il detritico altopiano del Galambra
Per scendere punto “a vista” verso il bivacco Sigot sfruttando i resti nevosi del vecchio ghiacciaio ed i ghiaioni detritici e percorrendo tutto il “lunare” altopiano di Galambra. A bivacco ritrovo il bel sentiero Gta che in un paio d’ore conduce al rifugio.
In sintesi, bellissima giornata di sole, vento fresco, più di 1600 m. di dislivello. Ho avvistato un branco di stambecchi per nulla intimoriti e persino qualche escursionista in salita e in discesa.











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