martedì 27 agosto 2019

Pelvo d'Elva (3064 m.)

Gli affreschi della Chiesa Parrocchiale di Elva
Grazie ai tornanti della "Strada dei Cannoni" (antico collegamento delle valli Stura, Maira e Varaita ), la mattina del 26 agosto 2019 siamo saliti al Colle di Sampeyre (2284 mt.) per puntare decisamente alla vetta del Pelvo d'Elva. Giunti sul Colle, tuttavia, ci accorgiamo di aver dimenticato a casa pane e salami e decidiamo così di svalicare in Val Maira in cerca di cibo. Arriviamo ad Elva. Con sorpresa, il negozietto è ancora chiuso ma è aperta la chiesetta. E qui la meravigliosa scoperta di uno dei più bei gioielli della valle: gli affreschi realizzati tra i secoli XV e XVI  dal pittore fiammingo Hans Clemer - detto il "Maestro d'Elva" -, custoditi nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta di Elva, un borgo di 95 abitanti situato a circa 1600 mt., noto anche per la vendita di capelli per parrucche fino alla metà del secolo scorso.
Visitata la chiesetta e acquistato il tomino al genepy presso l'emporio del paese, affrontiamo con l'ausilio del Pandino i 6 km di sterrato (bruttino in molti punti) che ci separano dal Colle della Bicocca (2285 mt.). Qui, lasciata l'auto, comincia la salita per il Pelvo (termine derivante dal celtico e che indica una montagna elevata, rocciosa, piramidale).
Tratto con catene
La cima rocciosa di questo castello di pietra è visibile fin dal primo passo fuori dall'auto. La direzione e la cresta di avvicinamento sono evidenti e rimangono tali fino alla vetta. Non resta che cominciare ad incamminarsi lungo il prosieguo della carrareccia, imboccare il sentiero a destra al primo tornante della strada e risalire la lunga cresta erbosa. Di tanto in tanto si incontrano delle freschissime tacche rosse o bianco-rosse o ancora dei vecchi bolli gialli. Non mancano gli ometti. L'avvicinamento è diretto e conduce fin sotto le pendici rocciose del monte.
Giunti nel pressi della base erbosa, risaliamo il versante sotto il sole di fine agosto, fino ad una prima fascia rocciosa.
In vetta
Con l'aiuto di qualche metro di catena superiamo alcuni saltini rocciosi, un diedro abbastanza divertente, qualche canaletto e raggiungiamo così la cresta Sud della rocca. Ancora qualche passo e giungiamo in cima (3064 mt.). Qui, una croce metallica ci accoglie dopo due ore di salita.
Il tempo di rilassarsi e mangiare finalmente pane, salumi e lo spettacolare tomino al genepy... e monta la nebbia.
Giunto il momento di rientrare, ci incamminiamo lungo il sentiero sbagliato e, appunto causa nebbia, ci ritroviamo al Colle di Camosciera (2899 mt.), sulla cresta sud-ovest della montagna. A parte la famigliola di stambecchi che ci guarda perplessa nei pressi di un lastrone di pietre verdi di Gastaldi, la nebbia ci impedisce di capire esattamente dove siamo. Decidiamo così di ritornare in vetta e ricominciare tutto daccapo.
La Marchisa
Ritrovato il sentiero esatto, ridiscendiamo nuovamente ma, questa volta, lungo lo stesso tracciato effettuato in salita.
Una piccola notarella: poco prima del Colle della Bicocca, ci imbattiamo in un mazzetto di stelle alpine; sembrerà strano ma non ne vedevo una da anni!
Al termine della gita, gli strumenti mi indicano oltre 12 km percorsi, 780 metri saliti, più di 19.000 passi fatti. In poche parole, una bellissima sgambata.

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