Nelle Alpi marittime, ad un paio di ore da Torino o dalla costa ligure, c'è un angolo di mondo che andrebbe visitato da tutti: è l'alta Valle Stura di Demonte, il trampolino per il Colle della Maddalena, paradiso di centauri e camperisti, ma anche luogo di terre alte.
Superato Vinadio e lasciata la SS21 all'altezza di Pianche, si raggiunge Bagni di Vinadio e si prosegue per San Bernolfo, una località frequentatissima d'estate grazie all'attrazione turistica esercitata dal vivace rifugio Dahu de Sabarnui. Qui, lasciata l'auto in una delle piazzole oltre il borgo, ci si avvia lungo la carrozzabile che si inoltra nell'omonimo vallone rimanendo sulla sinistra orografica del torrente Corborant. Occorre qui assicurarsi di non dimenticare il caschetto in auto, utile per la risalita del canale finale.
La carrozzabile comincia a risalire il versante con ampie svolte, poi diviene sterrato, poi ancora sentiero, fino a condurre al primo dei laghi superiori di quota 2500. Dopo quasi un'ora e mezza si giunge ad un incantevole specchio d'acqua, il lago Lausfer inferiore (2501 m), un posto ideale per crogiolarsi al sole in totale relax. Contornando il lago sulla destra, il sentiero prosegue dolcemente tra rocce montonate, residui franosi e piccole zone erbose, fino a raggiungere il più piccolo Lausfer superiore (2580 m). Da qui è già possibile ammirare l'intera conca glaciale caratterizzata dall'incredibile mole di rocce franate (chissà quando) che contiene le pietraie dei monti e dal profilo delle creste del Corborant e del suo gendarme.
Costeggiando il lago ancora una volta sulla sponda orientale, si imbocca l'evidente sentiero che conduce al testa detritica del vallone, tra pietraie, creste moreniche, cengette e accumuli di massi franati. Dopo un lungo traverso in salita che consente di portarsi a ridosso dei contrafforti del Corborant, con una larga curva, si giunge in corrispondenza del marcato canalino detritico tra il Gendarme del Corbobant e la cima principale. Si risale alla meglio il canale, davvero molto deteriorato, fino all'anfratto formatosi in seguito alla caduta di un gigantesco masso, un passaggio chiamato "Buco della Marmotta". Infilatisi nel buco, si sale rapidamente il muro con l'ausilio di qualche staffa di ferro e si esce da un foro posto alle proprie spalle.
Fuori da buco si prosegue su facili roccette e detriti fino a giungere sulla forcella che consente di affacciarsi finalmente sul lato francese della montagna (2900 m). La traccia, anche contrassegnata da tacche di vernice rossa, conduce ora a sinistra ad un diedrino gradinato e ad una placca liscia che viene superata con l'aiuto di catene.
Risalendo la cresta del Corborant per cenge e saltini rocciosi si arriva con pochi passi in cima alla punta, dove ci sarà un insolito sovraffollamento di segnali ad attenderci: croci, ometti di pietre, casette di ferro, targhe dedicate ad amici defunti (3010 m). Addirittura due libri di vetta.
Per la discesa occorrerà ritornare sui propri passi, cercando di non gettare pietre sugli escursionisti in salita nel canalino ed accettando con tibetana rassegnazione il lungo e monotono sviluppo della carrozzabile che conduce a San Bernolfo.
Nessun commento:
Posta un commento