Dopo aver "scollinato" il Passo del San Bernardino e affrontato i sinuosi tornanti dello Spluga, il 19 agosto 2023, giungo sul Passo, sul valico italo-svizzero dello Spluga, già percorso dai romani nel I secolo e, in linea d'aria, punto d'Italia più lontano dal mare. Qui finiscono le Alpi Lepontine ed iniziano quelle Retiche, qui terminano le Alpi Occidentali ed iniziano quelle Orientali.
A Passo trovo miracolosamente un posto dove parcheggiare l'auto, sotto il cartello che indica il confine di Stato.
Il sentiero per il Tambò (o Tambo) inizia proprio dietro l'edificio della dogana. Da qui viene rimontato il grande dosso erboso in direzione ovest e guadagnato lo spartiacque italo-svizzero (segnalato da un cippo di confine di pietra).
Il sentiero resta sempre ben marcato, calpestato e ricalpestato ogni anno dai numerosi escursionisti innamorati di questi cime.
Supero rapidamente dossi e pendii rocciosi fino a guadagnare il dosso della cresta. Poco più avanti la cresta si affila e raggiungo le rocce del Tamborello (o Lattenhorn) evitando di giungervi in cima con un breve aggiramento. Attraverso alcuni estesi macereti e risalgo qualche canalino roccioso fino ad una caratteristica spianata a quota 2700.
Al termine della valletta, supero un cucuzzolo roccioso giungo fino alla Sella di quota 2810 circa e proseguo sul costone puntando ad un grosso ometto di pietre fino a guadagnare il versante sud-ovest della montagna.
A questo punto, supero una serie di terrazzi rocciosi e alcune fasce di pietrame, con un occhio alle tracce e uno ai numerosi ometti di pietra, e giungo al cosiddetto Pan di Zucchero, una piccola vetta con una conca a circa 3000 metri. Piego così a destra, perdendo qualche metro di quota su ciò che resta del nevaio della Vedretta della Spianata, ma cercando sempre di restare il più possibile sulle cenge rocciose più alte.
Dopo un breve tratto di sfasciumi, giungo alla base della cresta sud della montagna. Bisogna ammettere che la sensazione offerta da questa montagna è quella di una sconfinata ammucchiata di rocce, quasi un'unica immensa pietraia.
Una traccia di sentiero risale ora su zone di sfasciumi alternate a pietre di medie dimensioni, su ripido terreno. Affronto così la seconda parte della cresta, con pendenze crescenti. Mi sposto a destra fino ad incrociare una fascia rocciosa. Traversando il versante ovest, supero alcuni terreni rocciosi con facili passaggi di I grado, talvolta verticali ma mai esposti, e giungo sulla spianata sommitale del monte dove mi aspetto un ometto di pietra ed una croce di vetta.
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