sabato 16 luglio 2016

Monte Chersogno (3026 m.)

Il Chersogno dal fontanone
Se vi trovate in Val Maira e volete un 3000 facile ma godevole, dovete salire sul Chersogno. Arrivati a S. Michele di Prazzo, località Decostanzi (1714 m.), occorre lasciare l'auto a bordo strada, qualche centinaio di metri prima del divieto d'accesso. Proseguendo la strada sterrata, dopo circa 40 minuti, si arriva alla borgata Chiotto (2020 m.) e, poco oltre, ad un fontanone che ha due vantaggi: acqua freschissima ed un punto di vista singolare sulla mèta della nostra gita, il Monte Chersogno appunto. Noi vi siam saliti il 14 luglio del 2016, anniversario della prima scalata del Cervino ad opera di Edward Whymper e Michel Croz, nel 1865, tenendo ben presente che "ad ognuno il proprio Everest".
Il Colle di Chiosso
Presso il fontanone, una palina indicatrice informa dei tempi di percorrenza: Colle di Chiosso 0.45; Bivacco Bonfanti 1.25. Proseguendo il sentiero tra prati di erba solitamente molto alta, si supera un baraccotto di lamiera e si giunge ben presto su una serie di dossi erbosi che culminano con una prima rampa di accesso al Colle di Chiosso (2430 m.). Qui, una palina indicatrice dichiara: M. Chersogno 1.45. A pochi passi dal Colle, sull'altro versante, è possibile ammirare una nicchia con una madonnina incastonata nella roccia e accompagnata da una dedica apposta da qualche famiglia per i propri cari. Una seconda rampa di stretti tornanti conduce 100 metri più su, ad un ampio pianoro punteggiato di genzianelle e bei fiorellini color lillà. Ad un bivio, un cartello segnala sulla destra l'itinerario di salita. In realtà è meglio non abbandonare l'ampio sentiero che prosegue invece sulla sinistra, sempre ben visibile e agevole, seppur detritico e, in alcuni punti, addirittura sabbioso. Ad ogni modo, le due varianti si ricongiungono poco più sopra, nei pressi di un successivo pianoro erboso, il punto forse più panoramico di tutto l'itinerario di salita: tra tutte le cime circostanti emergono in primo piano il Pelvo d'Elva, la Rocca Marchisa e la Rocca Gialeo. Il sentiero appare ora quasi come una verde autostrada delimitata su entrambi i lati da bianche pietre infisse nel terreno.
Il traverso verso il canalino detritico
In genere, lungo tutto il bel tracciato, ampio e solcato fino in cima, ometti e tacche rosse/gialle rendono praticamente impossibile confondersi: è il motivo per cui questa escursione (seppur lunga) può tranquillamente essere classificata come E. Ci si accorge ben presto come il sentiero in realtà aggiri la base del corpo roccioso della montagna per guadagnare il versante occidentale del monte, l'unico veramente percorribile se non si vuol arrampicare  la "via dei ginepri", i torrioni scalati dai fratelli Galizio e da Guido Rossetti nel 1983, o lo sperone roccioso percorso per la prima volta dalla cordata Bozzo-Ghibaudo-Idoro nel 1977. A quota 2700 circa, l'ennesima palina indicatrice segnala le direzioni per il lago di Camoscere ed il bivacco Bonfante.
Il detritico versante occidentale
A questo punto, occorre inoltrarsi a sinistra lungo un breve traverso su pietraia che conduce ad un canalino pietroso, abbastanza detritico. Al termine del canalino, si arriva al Passo Chersogno (2838 m.). Nuova palina indicatrice: M. Chersogno 0.25. Occorre dunque risalire a zig-zag il detritico versante occidentale del monte, seguendo una delle numerose tracce presenti, fino a giungere così in cima, dove giganteggia un'enorme croce metallica, come se ne vedono poche in giro. Il panorama è a dir poco incredibile e, tra tutte le vette, il Monviso appare ora in tutta la sua maestosa mole. Sotto la croce è possibile trovare anche uno sportellino di metallo a custodia del libro di vetta ed una pregevole targa commemorativa: "Gli amici della montagna offrono elevando un'inno perenne di fede al Cristo della vetta. 9.8.1964". Estrema sintesi della nostra avventura.

La gigantesca croce di vetta

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