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Il lungo vallone di Rui dominato dal M. Salza |
Tra i vari 3000 presenti in Val Varaita, ve n'è uno che merita un'escursione nonostante l'ingombrante presenza attorno a sé di fratelli ben più noti, come il Mongioia ed il Monte Salza. Questo monte è il Ferra (3094 slm). Il 15 luglio 2016 siam partiti dal Rifugio Melezè (1806), in fondo alla Valle di Bellino, nonostante la neve caduta copiosa durante la notte. Raggiunta la chiesetta della frazione di S. Anna si percorre la carrozzabile che conduce al Pian Ceiol fino all'indicazione a destra per la ferrata della Rocca Senghi e per il sentiero siglato U26. Superata una prima baita detta Cruiset e percorsi i primi metri sotto la Rocca tra prati di erba alta, si giunge ad un ponticello di legno che permette l'attraversamento del torrente Varaita di Rui. Da qui il sentiero U26 comincia a risalire con stretti tornanti un breve salto di quota fino al lungo pianoro punteggiato da numerose baite. Naturalmente, in quel 15 luglio, sotto 40 cm. di neve, l'U26 rimase per noi più un percorso mentale che una cosa reale.
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Nei pressi della Grange del Chiot |
Risalendo il Vallone, dunque, si ha modo di attraversare una lunga serie di Grange: la Grange Vernugio e la Sarmige, e poi ancora la Grange del Chiot e la Fons di Rui, poste fra la Testa di Malacosta ed il Monte Giuep a sinistra e la lunga dorsale del Ferra a destra, rimanendo sempre sulla destra orografica del torrente Varaita. Giunti in fondo al vallone, a circa 2500 m. di quota, un'indicazione segnala a sinistra il percorso da imboccare per chi vuole raggiungere il Bivacco Boerio ed il Passo di Mongioia. Non trovando traccia di alcun sentiero, causa neve, ci inoltriamo invece a sinistra, in direzione del Passo di Fiutrusa, fra le cime del Salza e del Ferra. Risaliamo lungo i sali-scendi del valloncello, immaginando un probabile sentiero sul lato sinistro del torrente, fino a raggiungere il Passo di Fiutrusa, quello sì facilmente individuabile (2858 m.),
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Verso il Passo di Fiutrusa |
Giunti sul punto più alto del Passo, occorre percorrerne in cresta tutto l'arco, prima in discesa e poi in salita, fino a raggiungere un evidente ometto di pietra posto sul lato destro del valico per chi, come me, sale dal Rui. A questo punto, non rimane che risalire lungo la cresta che, in poco più di mezz'ora conduce alla vetta, operazione leggermente complicata dalla presenza di vetrato lungo tutto il filo roccioso del monte. In cima si viene accolti da una piccola croce metallica, cromata, un libro di vetta custodito sotto il basamento della croce ed una pazzesca visione del Monviso, l'illusione di poterlo quasi toccare.
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La croce di vetta ed il Monviso |
Naturalmente vi erano altri percorsi molto più brevi, come quello che da S. Anna conduce nel vallone di Reisassa, verso l'omonimo lago prima e la lunga cresta del Ferra poi, o come quello che dal vallone del Rui consente di salire in vetta senza nemmeno sfiorare il Passo di Fiutrusa, ma oggi, senza evidenti sentieri e segnali indicatori, questa via sembrava l'unica pensabile e ragionevolmente possibile, seppur molto lunga.
Il ritorno, dopo una verticale discesa al pianoro sfruttando la neve depositatasi lungo le pendici detritiche del monte, avviene lungo lo stesso tragitto di salita, su un U26 finalmente evidente ma anche estremamente fangoso.
In realtà, quel 15 luglio 2016, non salii sul Monte Ferra ma sulla Punta di Fiutrusa, di 3103 m. Me ne resi conto solo anni dopo vedendo in altre foto la croce di vetta. Poco importa. Fu fantastico comunque!
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