giovedì 15 giugno 2017

Roc del Boucher (3285 m.)

Risalendo infiniti pratoni
Non tutte le scalate sono belle. Ciò che non può essere detto di una montagna in sé (le montagne, infatti, sono tutte belle), può essere detto di un'ascensione. Questa è una delle più brutte escursioni che abbia mai fatto: monotona, prevedibile, inutilmente faticosa. Con un ulteriore difetto: una pendenza pazzesca del 45%, ovvero 1350 m. di dislivello in meno di 3 km. Nonostante ciò, il 14 giugno 2017 abbiam pensato che si doveva salire sul Roc del "macellaio" (anticamente noto anche come Roc del Balmas), una delle principali vette della cresta spartiacque Thuras-Argentera, molto panoramica, nota agli amanti dello sci-alpinistico. La prima salita nota, ad opera di cacciatori e di cartografi che vi posero in cima un segnale trigonometrico, è dell'11 agosto 1889.
Dal Comune di Cesana Torinese ci si inoltra nella Val Thuras e si parcheggia l'auto nei pressi della Grange Thuras superiore (quota 1948), ben oltre la lapide dei partigiani, punto in cui si era costretti ad abbandonare il mezzo prima della ricostruzione del ponte in ferro e legno. La strada altro non è che un sterrata sconnessa, piena di buche e con qualche stretto tornante. Parcheggiata l'auto presso l'alpeggio superiore, dunque, si scende verso il letto del rio e lo si attraversa su un ponticello costituito da 3-4 tronchi affiancati e tenuti insieme da graffe di ferro. Un cartello indica i tempi di percorrenza: Ciatagnera 4 ore, Roc del Boucher 4 ore e mezza. Da qui non si può far altro che risalire i pratoni, in direzione Sud-Ovest, secondo una linea praticamente verticale rispetto al ponticello, fino a quota 2700. Per quasi tutto il tempo della salita si potrà tranquillamente vedere l'auto parcheggiata giù esattamente dietro alle proprie spalle. Dai 2000 ai 2500 m. di quota, il 14 giugno trovammo i pratoni completamente ricoperti di processonarie aggrovigliate e dei loro filamentosi bozzoli. Mai avevamo visto una cosa simile: quei pelosi bruchi urticanti che hanno divorato tutto giù al Musinè, presenti in massa nel cuore delle Alpi!
Abitatori delle vette
A quota 2700, al termine dei pratoni, dove il terreno diviene morenico e pietroso, sulla sinistra è possibile scorgere un grosso masso isolato a fianco di una piccola cengia rocciosa. Piegando dunque a sinistra di circa 90 gradi, si risale il pendio fino a guadagnare la sommità dello spallone che diviene poi cresta. Sul crestone Sud-Ovest, sassi e detriti, nessuna traccia, solo qualche pietra posta verticalmente qua e là. Da qui si prosegue in linea retta fino alla vetta. In cima, una piccola croce metallica ricorda dei nomi ed una data, agosto 1979. Nel complesso, un'escursione deludente che aiuta a capire perché la gente venga così poco a camminare da queste parti.

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