mercoledì 1 agosto 2018

Monte Fortino (3032 m.)

Il rifugio Gastaldi
Per chi desiderasse un'escursione senza il pericolo di perdersi in montagna, in Val d'Ala, potrà approfittare della comoda posizione del Rifugio Gastaldi per una due giorni in alta montagna sui tracciati del Tour della Bessanese.
Il 31 luglio 2018, dunque, siam saliti dal Pian della Mussa (almeno 6 euro di parchimetro) per il 222, un sentiero ben tracciato e segnalato con tacche rosse e bianche. Questa prima parte dell'escursione può essere tranquillamente descritta in tre fasi: un primo muro che risale ripido fino ad un ripiano, detto Pian dei Morti, un lungo traverso caratterizzato dalla presenza dei resti di una baita (nei pressi della quale è stata posizionata una palina con le indicazioni per il rifugio), ed un ultimo tratto di ripida salita che conduce fino alla conca glaciale della Bessanese, dotato in alcuni punti di qualche metro di catena. A quota 2657 si raggiunge così il rifugio intitolato a Bartolomeo Gastaldi (ex presidente della sezione CAI di Torino) con una lunga storia di oltre cent'anni. Naturalmente il rifugio, oggi, è di ben altra fattura: fotovoltaico, Wi-Fi, doccia... e ottima cucina.
Indicazioni presso il lago Collerin
Dopo una notte di ristoro, siam partiti alla volta della Cresta del Fort, un'escursione su un facile e godibile 3000 raggiungibile in un paio d'ore e con uno spettacolare panorama sulle più alte vette delle valli di Lanzo.
Vette ghiacciate che, l'8 ottobre 1893, videro planare rovinosamente la mongolfiera "Stella" dell'ammiraglio Charbonnet nel giorno delle sue nozze con la diciottenne Anna Demichelis: partiti in quattro al grido di "Viva gli sposi" terminarono la corsa quassù, in preda alla furia dei venti, su qualche ghiacciaio da queste parti (forse sulla Bessanese?), per poi salvarsi miracolosamente in tre con una rocambolesca discesa a valle: l'ammiraglio, precipitato in un crepaccio, non riuscì a consumar matrimonio, ma Anna, da quel giorno, entrò nella storia come la "sposa dell'aria".
Dal rifugio, dunque, scendiamo nella conca del Crot del Ciaussinè, perdendo un centinaio di metri di quota, lungo il sentiero 222 del giorno precedente: direzione Collerin d'Arnas, Lago della Rossa, rifugio Luigi Cibrario. Sul fondo della conca attraversiamo il Rio d'Arnas (doppio guado con pochi sassi, a dire il vero) e cominciamo a rimontare il versante opposto aggirando verso est la Rocca Affinau (che ci rimane dunque sulla destra). Il sentiero, ben segnato anche da numerosi ometti, risale un primo pendio e prosegue su pietraia aggirando l'intero fianco della Rocca per poi arrampicarsi su un breve risalto alla base del Collerin d'Arnas.
Il risalto del Collerin d'Arnas
Giungiamo così al bel laghetto del Collerin, un'azzurra pozza che rimane sulla destra dell'escursionista. Qui, una serie di indicazioni aiutano ad orientarsi: proseguendo ci si inoltra verso il Col d'Arnas, mentre a sinistra si procede verso il Lago della Rossa. Superato il risalto, anche grazie all'ausilio di diversi metri di corda foderata di gomma, guadagniamo così le terrazze che sovrastano il Lago della Rossa.
Proseguendo in leggera discesa il sentiero 222A (che dopo il Collerin viene segnato su alcune carte come 122) per circa 200 metri, si incontra un cartello che a sinistra segnala la facile salita che conduce alla cresta del Fortino. Noi però, impazienti, decidiamo di risalire immediatamente le pendici detritiche (ma mai difficili), tagliando via così l'anticima e arrivando direttamente in vetta lungo il filo di cresta. In cima ci accoglie un ometto abbastanza grosso con le generalità della punta (3010 m.). Ancora qualche minuto di cresta e giungiamo alla vera punta (3032 m.), tra impassibili stambecchi e folate di vento.
Per niente attratti dalle lusinghe dagli amanti dei giri ad anello, che fanno ritorno ai pratoni del Pian della Mussa passando per il Passo delle Mangioire e allungando così di tantissimo il percorso, preferiamo ritornare sui nostri passi per un meritato caffè al Gastaldi ed un'imperdibile fetta di torta. Dal rifugio in giù è pura noia.
Ometto di vetta (sullo sfondo il Lago della Rossa)

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